Imparare il giapponese #3

 Prima di iniziare a leggere questo testo tutti voi dovete sapere che komixjam è un po’ come un laboratorio scientifico, tanti progetti di cui moltissimi realizzati, molte sorprese, dubbi e proposte riprese più volte nel corso della nostra attività. Detta questa piccola e doverosa premessa sono lieto di annunciarvi, o popolo fumettofilo, una piccola rubrica portata avanti da me e una parte cospicua dello staff che, come il sottoscritto, hanno una vita che si affaccia ed alcuni affonda (lol) nella lingua giapponese.

Lezione: L’eremita che vuole scalare la montagna deve avere piedi duri o almeno un paio di Geta [Step1]

Ciò che verrà scritto non sarà una vera e propria lezione anche se sarà sicuramente un piacevole ripasso per alcuni o un momento di chiarificazione – o illuminazione divina – per altri quindi, in definitiva, ogni blocco d’informazioni lo chiameremo “step” che oltre a rendere l’idea di un cammino che si chiarifica passo dopo passo fa molto figo perché i termini in inglese fanno sempre un po’ cool.

Partiamo subito iniziando con l’aspetto più esotico del giapponese ovvero la scrittura. I giapponesi dispongono di tre tipi di caratteri: gli hiragana (????), i katakana (????) ed i kanji ( ?? ). Quest’ultimi presi dalla Cina furono introdotti nel bell’arcipelago nipponico nel quinto-sesto secolo circa, però fate attenzione: kanji cinesi e giapponesi a parte qualche eccezione sono tutti diversi in significati, usi e pronunce quindi sappiate che non sono la stessa cosa.

Se non ci sono domande [momento di silenzio…Domanda: “Ma sono davvero così idiota? Così perderemo credibilità nei confronti dei lettori!!!”] continuiamo il nostro percorso affacciandoci coraggiosamente al primo step: gli hiragana.

Cosa sono? A cosa servono?

Questo è il sistema basilare in cui ogni simbolo è corrispondente ad una sillaba o vocale. Facciamo subito un esempio per una vocale:

A = ?  il suono <a> corrisponde a quel simbolo

Ora l’esempio per una sillaba:

KA = ?  il suono <ka> corrisponde a quel simbolo

La cosa che notiamo subito è che non esistono come in italiano dei simboli che diano il suono per le consonanti (B, C, D etc…) eccezione fatta per la N come vedremo nella tabella sottostante.

Gli hiragana quindi non hanno alcun valore semantico (una <ka> da sola non vuol dire nulla) hanno solo valore fonetico, di suono.

Altra cosa importante da dire e dedicheremo un “mini step” solo per quello, sono delle piccole precisazioni per quanto riguarda i r?maji (i caratteri romani col quale si usa trascrivere il giapponese nelle altre scritture): lo “shi” corrisponde al nostro [sci] quindi si pronuncia come ho scritto nella parentesi quadra; stessa cosa vale per il “chi” pronunciato [ci] e per ultimo precisiamo che “tsu” va pronunciato [zu] (non con la <z> di zanzara ma con quella di c**** ^^) (Che pensavate?!? La parola era cozza malfidenti!).

Per completare l’hiragana step abbiamo bisogno di saperli scrivere in modo giusto, mi spiego meglio, perché escano ben fatti stilisticamente e fare le cose a puntino si deve seguire un certo ordine di scrittura (concetto che vale anche per i katakana e soprattutto per i kanji) ma niente paura perché è semplice ed intuitivo. In via di massima sappiate che il tratto deve sempre tendere dall’alto verso il basso (?) e da sinistra verso destra (?) in ogni caso sono riuscito a trovare queste schede che fanno vedere l’esatto ordine per ogni carattere, molto ben fatte.

Per ora avete abbastanza cose su cui riflettere, e per chi vuole imparare sul serio, esercitare!

Prossima lezione: Il fiore gettato nelle limpide acque di un lago è comunque un fiore morto [Step2]

?????!!!

[fonte img: commonswikimedia]