Cavalieri dello Zodiaco: Ieri, Oggi, Domani – parte 2- CMM11

Eccoci di nuovo qui a parlare dei Santi di Atena (e non) e delle loro mirabili gesta. Nello scorso articolo vi avevo già accennato al fatto che, oltre la manga “classico” di Kurumada attualmente esistono altre opere cartacee legate al mondo di questi valorosi eroi. Mentre due di esse possono essere tranquillamente classificate come “prequel” dell’opera originale, la terza, realizzata dallo stesso Kurumada (mentre nelle altre due ci ha messo solo lo zampino!) è a meta tra una “storia alternativa” ed un “sequel”. Ma andiamo con ordine e iniziamo a parlare della saga che vede protagonista un giovane Cavaliere d’Oro del Leone: Episode G.

 La Titanomachia dei Cavalieri di Atena: Episode G.
Scritto dallo stesso Kurumada e disegnato dalla giovane Megumu Okada (vi consiglio il suo Shadow Skill edito da GP Manga), Episode G è un prologo alla saga classica, ambientato nel 1979, sei anni dopo la fuga e morte di Aiolos quando ormai Saga di Gemini ha già usurpato il posto di Grande Sacerdote. In quanto prologo, tuttavia, è alquanto particolare: piuttosto che narrare le vicende dei giovani guerrieri di bronzo, magari ai tempi del loro addestramento e svelare particolari della loro vita, sofferma l’attenzione sui Cavalieri d’Oro (la G del titolo sta per gold=oro) e, in particolare, sulle vicissitudini che vedono protagonista il giovane Aioria, Cavaliere d’Oro del Leone. Vediamo allora più nel dettaglio come è strutturata quest’opera.

La trama in breve: dopo aver seguito alcune imprese del giovane guerriero dall’armatura dorata, lo stesso comincia a ritrovarsi ad affrontare nemici sempre più forti ed intrisi di una malvagità senza limiti, protetti da una forza oscura che si rivela essere la volontà degli antichi Titani. Questi, guidati dal dio Ponto, vogliono liberarsi dalla prigionia imposta loro, ai tempi del mito, da Zeus, che li rinchiuse nel Tartaro (l’Inferno mitologico Greco) e per fare ciò hanno bisogno di risvegliare il più potente tra loro, Crono, figlio di Urano e padre di Zeus. A tale scopo è necessario liberare l’arma del dio (la Dunamis) grazie all’ausilio del potere della folgore, potere di cui proprio il Cavaliere del Leone possiede la forza. Dopo aver invaso il Santuario e aver finalmente riportato alla vita Crono (che, ciononostante, perde la memoria), i Titani attirano i Cavalieri d’Oro nel Tartaro (rapendo la giovane ancella e amica di Aioria) per poter così spazzare via l’unico ostacolo al loro ritorno come legittimi padroni della Terra.


Anche in quest’opera, mitologia e invenzione vengono mescolate ampiamente dalle sapienti idee di Kurumada: Ponto, ad esempio, non è un Titano, ma la personificazione maschile del mare (forse figlio di Gea, la madre Terra, e genitrice degli stessi Titani). Risulta invece molto interessante la scelta del conferimento dei poteri ai vari Titani: nella tradizione, essi sono accoppiati, originariamente 7 uomini e 7 donne, a simboleggiare i giorni della settimana e a rappresentare, ciascuno, uno dei 7 “Pianeti” noti della cultura astrologica Greca (in essi vi è incluso il Sole). Proprio da questo cardine, Kurumada inventa il potere della Dunamis che, attraverso la preghiera del Titano donna della coppia, e utilizzando l’energia dell’intero pianeta devoto, permette al Titano uomo di sprigionare una forza ben superiore a quella del “Cosmo sprigionato alla velocità della Luce” proprio dei Cavalieri d’Oro.

La forza del manga, però, sta nell’abile e sapiente caratterizzazione dei personaggi: Aioria combattuto tra la tristezza per la perdita del fratello e la “coscienza” che quello stesso fratello fosse un traditore; i vari Cavalieri d’Oro delineati sull’idea originale dei personaggi creati da Kurumada nella serie classica e meglio definiti nei loro atteggiamenti; infine i Titani, dei scacciati dal mondo della luce, signori di intere razze, creature oscure che, in realtà, desiderano solo garantire alle loro genti una vita tranquilla lontane dalle tenebre in cui hanno dovuto vivere per migliaia di anni.

A differenza della serie classica, disegnata in modo abbastanza spartano, Episode G vanta invece un tratto ricercato, complesso, ricco di particolari, di effetti speciali, di colpi di luce, che contribuiscono a creare una sorta di “alone” mistico attorno alle figure: la Okada riesce a realizzare delle tavole davvero ricche (anche se a volte un po’ complicate da “visualizzare”), piene di ritmo, accentuando, con sapienza, gli effetti visivi e luminosi dei colpi di questi guerrieri, quasi rendendo una sorta di animazione statica che fa gustare, appieno, la violenza del potere che ogni singolo cavaliere possiede.

Lost Canvas: la Guerra Sacra 200 anni fa
Il manga originale di Kurumada termina con una affermazione, da parte di Ade sconfitto, che per anni ha fatto arrovellare migliaia di fan: “Anche lui… come quell’altro… quel Tenma… è il Cavaliere della costellazione del Pegaso!
Dopo poco più di 15 anni dalla fine della serie classica, la spiegazione di questa sibillina affermazione è arrivata per mano della giovane mangaka Shiori Teshirogi (ancora una donna, già) che, sotto la supervisione di Kurumada (che non centra niente né con la storia né con il soggetto di questo manga) ha dato vita al racconto della Guerra Sacra tenutasi 243 anni prima di quella narrata nella serie classica, realizzando l’opera: The Lost Canvas – Il mito di Ade.
La storia di questa opera è abbastanza semplice, all’inizio: Tenma (futuro cavaliere di Pegaso) e Aron sono amici e vivono in una sorta di orfanotrofio. Un giorno Aron viene avvicinato da Pandora (la stessa della serie classica? Non ci è dato saperlo attualmente) che gli rivela la sua natura: egli è l’incarnazione in Terra del Dio degli Inferi, Ade, destinato a purificare il mondo dagli esseri umani e a regnare su di esso in un regime di armonia e pace. A complicare questa situazione, si instaura una sorta di triangolo amore/odio/amicizia in cui entra anche l’incarnazione della dea Atena di allora: Sasha, sorella di Aron, amica di Tenma e separata da loro, molto giovane, per essere scortata al Santuario da Cavaliere d’Oro del Sagittario, Sisifo.

La vicenda, a differenza di quella narrata da Kurumada, ha uno svolgimento molto più serrato, fatto di lotte e continui scontri in giro per il mondo, a cui prendono parte indistintamente cavalieri di bronzo, d’argento e d’oro e i cui esiti non sono mai scontati. La bellezza della narrazione sta nel continuo “citare” o “riadattare” di particolari, caratterizzazioni o eventi presenti nella saga narrata da Kurumada: così i cavalieri d’oro sembrano più dei fratelli maggiori dei ben noti Aioria, Camus, Mu e via dicendo, che loro predecessori, rispecchiando essi stessi le caratteristiche di quei personaggi già incontrati nella serie classica e in Episode G. La spiegazione di questo sta nella visione che Kurumada, e i giapponesi in generale, hanno delle peculiarità proprie dei vari segni dello zodiaco occidentale: così come l’ariete è fonte di saggezza (ed è sempre un “monaco tibetano” versato nella conoscenza), la vergine rappresenta l’ascetismo (e quindi l’incarnazione del Buddha e del divino); mentre i pesci simboleggiano la bellezza (e il cavaliere di tale segno è sempre caratterizzato con tratti femminili), il leone incarna il coraggio (e a volta anche la stoltezza, come i due che indossano tali armature).

 Non potrei dire qui quale sia la “storia” che la Teshirogi vuole seguire: certo, ha fatto entrare in scena differenti personaggi e a posto le basi per un imminente grande ed epico scontro che forse condurrà alla fine della storia, ma tutto il manga, proprio perché cerca di coprire quanti più spunti possibili, rimane sostanzialmente sospeso, senza un preciso tema o un progetto di fondo (a differenza di Episode G che nasconde una più profonda giustificazione per lo scontro che vi viene narrato). Il disegno si pone a metà tra l’originale di Kurumada e le idee della caratterizzazione dei personaggi presenti nell’anime della serie classiche: così l’armatura di pegaso, ad esempio, che nel manga originale non presenta né gambali lunghi, né il “gonnellino”, e che ha un pettorale completo, qui invece ricorda tanto la prima armatura di Seiya nell’anime, con il pettorale ad una sola falda posto a coprire il cuore, e i lunghi gambali e bracciali lungo gli arti. Anche i personaggi, nell’aspetto, ricordano molto quelli della serie classica (soprattutto i vari cavalieri d’oro), proprio per rimarcare questa sorta di continua “celebrazione” che l’autrice vuole fare dell’opera originale.

 La mancanza delle idee di Kurumada, infine, si percepisce nella quasi totale assenza a riferimenti della mitologia (quelli presenti sono, di nuovo, rielaborati sulla base di quelli già usati nella serie classica): la Teshirogi preferisce narrare le vicende umane dei personaggi, sottolineando i legami tra loro, la contrapposizione tra il bene schierato dalla parte di Atena e il male di cui Ade si fa portavoce, le contraddizioni a cui portano superbia, ira, paura e incomprensione (celebre il duello tra i gemelli Hypnos e Thanatos, dei del Sonno e della Morte, contro il cavaliere del Cancro, Manigoldo, e il di lui maestro, il Grande Sacerdote Sage, in cui lo scambio di battute sulla differenza tra uomini e dei potrebbe essere rapportato a qualsiasi tipo di situazione contrastante), e il tentativo che l’autrice fa di “dipingere” come esseri costretti al male alcuni degli Specter di Ade.
L’ultima nota importante va al titolo: la “Tela Perduta” (Lost Canvas) fa riferimento all’immenso dipinto che Aron/Ade cerca di dipingere nel cielo e che, una volta compiuto, segnerà la fine della razza umana e il dominio del Signore degli Inferi sul nostro mondo.

Next Dimension: seguito e conclusione
In contemporanea con il progetto “Lost Canvas”, Kurumada decise di tornare finalmente al lavoro per porre fine alla storia da lui creata quasi un ventennio prima e, finalmente, svelare i segreti che aveva lasciato in sospeso con il finale del Capitolo Tre della saga di Ade. Partendo proprio dalle ultime battute della saga classica, Kurumada ci riporta all’apice dello scontro tra Seiya e Ade, per poi spostare l’attenzione sulla storia della Guerra Sacra di 243 anni prima. Il manga è costellato da continui cambi di prospettiva: sebbene nella parte iniziale esso narri della Guerra Sacra combattuta da Tenma, vari personaggi della serie classica continuano ad apparirvi, catapultati nel 1700 da “un’altra dimensione”: in particolare, Tenma e i Cavalieri d’Oro scopriranno che la loro amata dea Atena non si trova più nella loro realtà temporale, ma circa un quarto di millennio più avanti, ad accudire un Seiya ridotto in stato vegetativo dal colpo infertogli dalla spada di Ade (e qui, miei cari, scopriamo che l’eroe più odiato della storia del manga giapponese non è ancora morto!).
 Cercare di riassumere la trama fin’ora sarebbe impensabile: troppi cambiamenti, colpi di scena e salti temporali per poter scrivere, in breve, quello che è accaduto fino ad ora. Ciò che è certo è il fatto che la storia scritta da Kurumada risulta completamente diversa, nella narrazione della Guerra Sacra di 243 anni prima, rispetto a quella di Lost Canvas. Inoltre, da quel che si è potuto capire leggendo le parti del manga ambientate nella nostra epoca, tutto questo racconto messo su da Kurumada è solo un pretesto al fine di riportare ai vecchi fasti il giovane guerriero di Pegaso ormai allo stato larvale, in previsione dell’ultima e più feroce battaglia che i nostri 5 beneamati santi dovranno sostenere: la tanto attesa “Battaglia nei Cieli” contro Zeus e le restanti divinità dell’Olimpo.
 A parte le genialità e i colpi di scena con cui Kurumada riesce a confezionare questo prodotto, una critica va fatta e riguarda il disegno: possibile che dopo 15 anni questo mangaka non abbia modificato di una virgola il suo stile? Nessuna innovazione tecnica, nessun cambiamento nelle prospettive, né nella caratterizzazione. Il manga, più che essere concepito nel 2006, pare essere giunto anche lui attraverso la Next Dimension del titolo direttamente dalla fine degli anni Ottanta (epoca a cui risale l’ultimo capitolo della saga di Ade).
In ogni caso, la storia si preannuncia di quelle tipiche di Kurumada, in cui mitologia e invenzione, tematiche religiose e morali, si intrecciano al meglio per narrare un racconto fatto di misteri, colpi di scena, rivelazioni scioccanti che terranno i lettori inchiodati alla lettura fino a che l’ultima parola di questa lunghissima saga non verrà scritta. E noi attendiamo!

E anche per quest’oggi credo di avervi tediato a sufficienza! Vi aspetto nella terza parte di questa analisi sulla saga dei Cavalieri in cui parleremo delle versioni animate legate alla saga di Kurumada. restate con noi!