Gifuu Doudou!! Kanetsugu to Keiji – Recensione Anime

di Regola Commenta

 

Buon sabato a tutti! Nonostante oramai le vacanze estive siano entrate nel vivo continuano comunque le nostre recensioni e commenti delle serie in corso (io mi occupo di Free!, Kirisuto porta avanti Silver Spoon e Zyund L’Attacco dei Giganti). Questo fine settimana cambiamo completamente genere e vi presento un’anime di genere storico, tratto da un manga firmato da una delle matite più famose di sempre, ritornato alla ribalta proprio in questo 2013 per il trentennale del suo lavoro più conosciuto: sto parlando di Tetsuo Hara, disegnatore di Hokuto no Ken. Lo Studio Deen (Jigoku Shojo, Higurashi no Naku Koro ni, Blood+) si è occupato della produzione di questo anime il cui titolo è Gifuu Doudou!! Kanetsugu to Keiji tratto da uno spin-off dal manga di Hara Keiji il Magnifico, che si focalizza sulla storia del personaggio storico realmente esistito di Kanetsugu Naoe. Purtroppo devo confessare che non ho ancora letto questi due manga, quindi non sono in grado di fornirvi una visione il più completa possibile oltre quella dei quattro episodi fin’ora trasmessi.

La storia ha luogo nell’epoca Sengoku (tra il quindicesimo e il diciasettesimo secolo) dell’arcipelago nipponico: periodo storico noto per le continue lotte e battaglie fra feudatari e signori della guerra, che portarono alla nascita di molte figure storiche ancora citate in romanzi e manga, come il ridondante Oda Nobunaga. Anche i due protagonisti della vicenda sono personaggi realmente esistiti: Keiji Maeda è riconosciuto come il samurai (anche se visse come un ronin) dai modi più eccentrici che mai abbia vissuto in Giappone. Logica e razionalità non funzionavano con questa persona dai modi e dal pensiero imprevedibili, che sconfiggeva avversari e vinceva battaglie disperate grazie a un intuito invidiabile, e una certa “originalità” strategica. Nell’anime compare anche il suo cavallo, Matsukaze, leggendario per le sue dimensioni e la sua indomabilità: lasciava solo a Keiji la possibilità di cavalcarlo, e alla sua morte tornò a essere selvaggio. Il parallelismi con il cavallo di Raoh, Re Nero, sono quanto più che azzeccati. Kanetsugu Naoe, invece, era un samurai al servizio del casato Uesugi che controllava la provincia di Echigo, e nella versione di Hara anche questi non è inferiore a Keiji  in quanto a eccentricità.

Kanetsugu to Keiji comincia durante una festa in cui i due personaggi si reincontrano, dopo non essersi visti per svariati anni, e mentre tutti i partecipanti dormono i due amici cominciano a raccontare le loro storie sotto la luna piena, con del sake come compagnia. Le loro avventure sono un misto di intrighi di corte, fatte di avidi burocrati e feudatari che mirano solo ad arricchirsi attraverso l’inganno e lo sfruttamento degli altri: i due protagonisti, con la loro virtù, si oppongono a queste vipere, rese immediatamente riconoscibili dalle scelte stilistiche di Hara… tanto più la figura è disegnata in modo patetico, o rappresenta la caricatura più di qualche animale che di un effettivo essere umano, tanto più egli è viscido e scompare di fronte alla maestosità e l’imponenza con cui vengono invece rappresentati i protagonisti.

Si tratta di un anime per appassionati di storia del Giappone feudale, degli usi e i costumi di quell’epoca, o per coloro che vogliono vedere animato questo lavoro di Tetsuo Hara, ma non aspettatevi in nessun caso una caratterizzazione dei personaggi come quelli più famosi di questo mangaka: in qualche modo l’imponenza, la forza di carattere dei personaggi viene trasmessa allo spettatore, ma è diversa da quell’impronta data da Buronson. Keiji e Kanetsugu sono indubbiamente dei valorosi, ma sono anche degli edonisti, e come tali indugiano nei piaceri della vita (come vengono spesso descritti tipicamente i samurai) fino al momento in cui non devono scendere in battaglia. L’anime non è il massimo della produzione, la presenza di lunghi fermo-immagine potrebbe anche risultare disturbante (io ho trovato disturbante il fatto che i protagonisti stiano sempre sorridendo… insomma, quei faccioni sono noti per tutt’altra espressione) e le animazioni sono spesso molto approssimative, comunque i combattimenti seri sembrano essere ben realizzati, come si evince con il duello tra i due virtuosi; per il resto, il pathos che si vuole rendere è lo stesso di alcuni anime e manga vecchi di trent’anni. Le tinte di colore dell’anime sono sempre molto forti, spesso troppo.

 

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