Reply To: Naruto 668: Ipotesi e Discussione Spoiler

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Non avrei mai creduto che Kishimoto, il cui modo di raccontare credo sia oramai chiaro a tutti, sarebbe riuscito ancora a sorprendermi dopo 668 capitoli, specie nell’affrontare un passaggio che aspettavamo tutti praticamente dall’inizio del manga. Il capitolo è bellissimo, emozionante e molto ben costruito. L’unica cosa su cui mi sento di fare un appunto riguarda la disposizione delle vignette in cui si vede il chakra fluire verso il cuore: sono le classiche vignette che servono ad aumentare l’hype, per cui io avrei evitato di interrompere la sequenza con il flashback, che avrei inserito prima. Ma a parte questo dettaglio minuscolo, il flashback è molto coerente, come ha detto Omoi (che secondo me ha centrato il punto), con uno dei concetti ricorrenti del manga, ovvero la volontà del fuoco. La cosa che ho apprezzato di più del capitolo è il modo in cui le due cose vengono messe in relazione. Innanzitutto da un punto di vista estetico, con il cambiamento dell’aspetto di Gai, che sembra circondato dalle fiamme, e con l’evoluzione cromatica dell’aura che lo circonda. In secondo luogo da un punto di vista filosofico, con un parallelo che secondo me è stato reso dall’autore in maniera esemplare: le foglie autunnali, che da verdi sono diventate rosse, nel cadere e decomporsi andranno a costituire il nutrimento per le foglie che cresceranno al loro posto. In un certo senso è come se il loro rosso desse vita ad un verde ancora più rigoglioso. Inquadrato in questa cornice metaforica l’atteggiamento che ha sempre caratterizzato questo personaggio, ottusamente sereno, instancabilmente e talvolta inspiegabilmente sorridente e positivo, trova una sua ragion d’essere: la morte non è da interpretarsi come la fine di una vita, ma come il passaggio di testimone da una vita ad un’altra. E’ quello che è successo tra Gai e suo padre, è quello che succederà tra Lee e Gai. Da cui l’inutilità del volgere lo sguardo all’indietro, perché da come viviamo dipende come vivrà chi verrà dopo di noi. Come è già accaduto più volte in passato, nel raccontare la morte di un personaggio Kishimoto racconta il personaggio stesso, fa del momento della morte un’istantanea della sua filosofia di vita. L’apertura dell’ottava porta non è la fine di quella che Gai definisce primavera della giovinezza, ma il suo splendido coronamento. D’altronde ogni autunno segue una primavera e ne precede un’altra.

Non credo di esagerare nel dire questo, ma oltre che belle da leggere si tratta di pagine che hanno una marcata venatura poetica. Sarebbe bello se nel prossimo capitolo cominciasse a nevicare.