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11 Febbraio 2009 alle 20:57 #654224superderbiMembro
sirrus come sempre arrivi tu a mettere ordine nel caos dei topic con la tua saggezza…grazie della spiegazione che gli hai dato,non avevo voglia di farlo io:bleh:
speriamo si accorga che quella cosa che ha scritto era una castroneria bella e buona…11 Febbraio 2009 alle 20:59 #654227shikakuMembroNaturalmente nel titolo del thread non intendevo dire che la morte possoa configurarsi come una situazioni giuridica soggettiva tutelate da un ordinamento giuridico, era più che altro provocatorio e discutere quindi del caso in cui ci si trovasse nella situazione simile a quella di Eluana.
Quando Anglosassone parla di morte come un dovere non lo intende certamente in un senso giuridico(almeno credo).
Se ho capito bene, Anglosassone intendeva il termine dovere come sinonimo di necessità, qualcosa che deve accadere comunque. In questo caso non si può negare che la morte come momento del processo vitale è un elemento necessario e dunque secondo la terminologia di Anglosassone “doveroso”, non lo si può evitare.
Questo lo ha detto perchè ha considerato la parola diritto in termini di facoltà, ossia la possibilità di porre in essere un certo comportamento consentito dalla legge, ma che non è obbligatorio, perciò voleva sostenere che la morte è sottoposta più alla necessità dei meccanismi naturali (dunque “dovere” in senso moltyo traslato) che alle facoltà e ai poteri che l’uomo ha su di essa (ossia in termini di un diritto).La questione sta nei trattamenti medici e terapeutici e sulla possibilità di rifiutarli anche quando questo rifiuto comporta la morte. Ognuno come ho già detto ha il diritto, questa volta un vero diritto, di rifiutare di sottoporsi a trattamenti medici e terapeutici, è un diritto che già c’è e che ognuno può far valere, perciò la questione che avevo posto era: visto che c’è tale possibilità cosa fareste voi se vi trovaste in uno stato in cui a farvi sopravvivere sono macchine che vi tebgono in unbo stato quasi vegetativo?
11 Febbraio 2009 alle 21:03 #654228SirrusMembrosirrus come sempre arrivi tu a mettere ordine nel caos dei topic con la tua saggezza…grazie della spiegazione che gli hai dato,non avevo voglia di farlo io:bleh:
speriamo si accorga che quella cosa che ha scritto era una castroneria bella e buona…Ah, ma io non volevo rispondere ad Anglosassone o a chiunque altro. Era solo un post informativo, tutto qui.
11 Febbraio 2009 alle 21:22 #654230superderbiMembrosi avevo capito sirrus…era per sdrammatizzare un pò^^
cmq se anglosassone intente quello che ha detto shikaku doveva spiegarlo meglio..non per me ma per tutti…se non ci capiamo non si può comunicare in modo adeguato..cmq ritornando al discorso del topic…io personalemente se dovessi trovarmi in uno stato come quello descritto da shikaku allora sicuramente vorrei che mi lasciassero morire…non avrebbe senso vivere grazie alle macchine…
12 Febbraio 2009 alle 09:48 #654268redrubyMembroEscludendo il caso di Eluana, credo che strumenti come il Testamento Biologico debbano essere presi più seriamente in considerazione in Italia. Non ricordo neppure se abbiamo aderito alla Convenzione di Oviedo
12 Febbraio 2009 alle 13:24 #654282RedazioneAmministratore del forumNaturalmente nel titolo del thread non intendevo dire che la morte possoa configurarsi come una situazioni giuridica soggettiva tutelate da un ordinamento giuridico, era più che altro provocatorio e discutere quindi del caso in cui ci si trovasse nella situazione simile a quella di Eluana.
Quando Anglosassone parla di morte come un dovere non lo intende certamente in un senso giuridico(almeno credo).
Se ho capito bene, Anglosassone intendeva il termine dovere come sinonimo di necessità, qualcosa che deve accadere comunque. In questo caso non si può negare che la morte come momento del processo vitale è un elemento necessario e dunque secondo la terminologia di Anglosassone “doveroso”, non lo si può evitare.
Questo lo ha detto perchè ha considerato la parola diritto in termini di facoltà, ossia la possibilità di porre in essere un certo comportamento consentito dalla legge, ma che non è obbligatorio, perciò voleva sostenere che la morte è sottoposta più alla necessità dei meccanismi naturali (dunque “dovere” in senso moltyo traslato) che alle facoltà e ai poteri che l’uomo ha su di essa (ossia in termini di un diritto).La questione sta nei trattamenti medici e terapeutici e sulla possibilità di rifiutarli anche quando questo rifiuto comporta la morte. Ognuno come ho già detto ha il diritto, questa volta un vero diritto, di rifiutare di sottoporsi a trattamenti medici e terapeutici, è un diritto che già c’è e che ognuno può far valere, perciò la questione che avevo posto era: visto che c’è tale possibilità cosa fareste voi se vi trovaste in uno stato in cui a farvi sopravvivere sono macchine che vi tebgono in unbo stato quasi vegetativo?
1 Hai spiegato cioè che ho scritto, grazie
2 Rifiuterei di vivere come un vegetale12 Febbraio 2009 alle 16:16 #654292RedazioneAmministratore del forumTutto quello che ha scritto fino ad adesso lo quoto…. Sono pienamente daccordo con lui… Tenere in vita un corpo la cui esistenza è praticamente segnata non ha senso…
Ma ci pensate a essere nutriti per 17 anni da un tubo che ti spara roba insapore direttamente nello stomaco?!? Come può essere considerata “vita” quella che hanno prolungato per un così lungo tempo a quella donna?… Terminare l’alimentazione è stata la cosa più giusta secondo me…
Un’ultima cosa per chi pensa che ci sarebbe stata una possibilità di risvegliarsi… Ma ci pensate in che condizioni è il cervello dopo 17 anni di inattività totale?!? Come può una persona essere in grado di muoversi o ragionare, o fare qualsiasi altra cosa dopo tutto questo tempo?! Io credo che neanche 100 anni di riabilitazione sarebbero bastati a rimetterla in sesto….12 Febbraio 2009 alle 18:07 #654311RedazioneAmministratore del forumbe vedo che comunque non abbiamo opinioni troppo discordanti, quindi ci terrei a precisare: cosa ci differenzia dagi animali?? aspetta….il cervello, l’intelligenza superiore (se escludiamo le scimmie ecc. anche il pollice opponibile). lo stato di eluana era uno stato di coma veramente irreversibile perchè il cervello (cosa che ci differenzia dagli animali) era morto e avete ragione quando dite che il cuore non si era ancora fermato ma che importanza può avere nelle condizioni di eluana???
quindi il punto è che con tutti quei benedetti anni di coma qualcuno poteva anche arrivarci prima a dire interrompiamo l’alimentazione, ormai è tutto inutile. poi l’ipotesi (impossibile) del risveglio grazie a progressi e farmaci tra vari anni bisogna capire che tutti i suoi organi, tessuti, muscoli hanno smesso di funzionare e non c’è possibilità di ripresa, è come se tutto il suo corpo fosse paralizzato (tutto, comprese tutte le funzioni del suo corpo, e quindi non solo se il cervello si per così dire “riprendesse” dal coma non riuscirebbe a comandare le funzioni del corpo ma probabilmente nel giro di poco senza le macchine (a cui era stato abituato ad attacarsi ) non andrebbe avanti e quindi si tornerebbe allo stato di prima se non la “morte” come la intendono loro. andare avanti con questa storia porterebbe solo all’incompatibilità totale con la “vita”. spero di aver spiegato bene il concetto senza fraintendimenti.24 Novembre 2011 alle 21:55 #624509Gilles VilleneuvePartecipanteEcco il mio contributo:
[SPOILER][YOUTUBE]2Ykg-Sfar8M[/YOUTUBE][/SPOILER]
Inoltre, vi consiglio caldissimamente di vedere il film di Al Pacino, molto recente, , sulla figura e la storia verissima di Jack Kevorkian (dottore americano che praticava il suicidio assistito).
Tratta in modo interessantissimo il tema dell’eutanasia e simili. Ed è un capolavoro.
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