Soul Messenger [Edito J-Pop] di Toru Fujisawa e Sho Kitagawa- Recensione

di shikaku Commenta

 Dopo Kamen Teacher e Reverend D, J-Pop torna a ricordarci che Toru Fujisawa non è solo GTO ma è un mangaka assai prolifico che, negli ultimi tempi soprattutto, continua a sfornare idee su idee ad un ritmo a dir poco impressionante. Basti pensare che nell’ultimo anno il geniale creatore di Eikichi Onizuka ha realizzato Black Sweep Sisters, Shibuya Hachiko-Mae -another side-, Soul Reviver, Ino-Head Gargoyle, ha concluso GTO – Shonan 14 Days, affiancandogli anche lo spin-off in tre capitoli Black Diamond e da pochi giorni ha lanciato la nuova serie Itoshi no Dutchoven Girl. Una mole di impegni quasi titanica, ma inevitabilmente dispersiva che ha prodotto una serie di storie brevi di cui Soul Messenger è un eccellente esempio.

Con i testi di Toru Fujisawa e i disegni di Sho Kitagawa, Soul Messenger inizia ad essere serializzato su Super Jump a partire dal marzo 2011 per poi concludersi nell’ottobre dello stesso anno in concomitanza con la chiusura della rivista e la sua fusione con Business Jump per dare vita a Grand Jump. Il materiale pubblicato sul quindicinale Shueisha è stato raccolto in due volumi che J-Pop sta portando proprio in questi giorni nelle nostre fumetterie.

Trama. Protagonista della storia è Kei Misaki, una giovane giornalista del settimanale World in grado di comunicare con i defunti. Ad essere più precisi la sua è l’abilità di una Soul Messenger, una persona che ha ricevuto il dono di poter vedere le anime dei defunti e leggendo il loro labiale può raccogliere le loro ultime parole, spesso criptiche, ma utili per comprendere le circostanze che hanno condotto quella persona alla morte.
Kei è divenuta una giornalista proprio per avere modo di raccontare la verità su queste anime e in particolar modo smascherare quei casi di omicidio che vengono fatti passare per suicidio. La realtà però è molto diversa dalle sue aspettative: la vita di redazione per il World è fatta per lo più di banali commissioni come fotocopiare documenti, preparare il caffè, comprare le sigarette ma soprattutto la rivista insegue per lo più lo scandalo, il gossip e non la vera informazione. Come una moderna Cassandra, la ragazza si trova ad affermare verità cui però nessuno dà credito, anche quando di sua iniziativa si recherà sulla scena di un crimine e lì, ancor prima che la scientifica possa confermarlo, sosterrà caparbiamente che l’apparente caso di suicidio di una giovane donna nasconde in realtà un caso di omicidio, o meglio un caso di omicidio seriale.
Sulla scena del crimine incontrerà il protagonista maschile della serie, il vice-ispettore Nishijima, inizialmente molto diffidente nei confronti di Kei e del suo potere, ma che gradualmente accetterà la ragazza quasi come sua partner investigatrice. A far cedere le riserve del detective è il fatto che la ragazza riesce a vedere e comunicare con Haruka, collega e fidanzata di Nishijima, morta inspiegabilemente suicida. Il fantasma della donna veglia come un angelo custode sul suo amato e più volte interviene nella storia con consigli e “soffiate” che risultano poi essere decisive per la risoluzione del caso. Questa è in effetti l’impostazione di base della storia: un detective manga arricchito dalle abilità paranormali della ragazza che di volta in volta si dovranno confrontare con le varie vittime degli omicidi.

 Narrazione. Solitamente il difetto delle storie brevi è che un’idea di partenza valida viene poi sviluppata poco e male visto l’esiguo spazio a disposizione; qui invece accade che a leggere la trama ci si accorge che non è nulla di particolarmente innovativo: libri, fumetti, serie tv, film utilizzano da sempre lo schema del poliziotto e dell’aiutante “dotato” che si intromette, tuttavia l’elemento distintivo di questo manga è dato dalla capacità narrativa di Toru Fujisawa. Ad un inizio lento, neanche particolarmente elaborato segue poi una costruzione più articolata del caso e soprattutto una buona caratterizzazione dei personaggi che porta il lettore ad affezionarsi in breve tempo ai protagonisti e in parte anche ad alcuni personaggi secondari.

Ciascuno dei due volumi affronta un caso a sé stante: nel primo Nishijima e Kei indagheranno sulle morti di alcune giovani donne, tutte in attesa di un bambino. I colpi di scena qui sono usati sapientemente spingendo il lettore in una certa direzione per poi virare improvvisamente altrove verso la risoluzione finale. Lo spiazzamento che l’autore intende generare nel lettore però non è dato dallo scoprire chi materialmente abbia compiuto gli omicidi perchè Fujisawa volutamente lascia indizi che ne suggeriscono l’identità già a metà volume; l’elemento che maggiormente colpisce sono le motivazioni che ci sono dietro, quel background emotivo e sociale del tutto inaspettato e piacevolmente sorprendente.

Un manga di “denuncia”. D’altronde è qui che emerge quel tratto distintivo delle storie di Fujisawa che, al di là della distanza di genere, riesce ad avvicinare quest’opera alle commedie che lo hanno reso famoso: la denuncia sociale, l’affrontare criticamente certi aspetti della vita umana senza mai cadere nel pedante ma riuscendo a cogliere comunque tutta la drammaticità e la gravità di quelle zone d’ombra proiettate da situazioni apparentemente positive. Assolto all’essenziale compito di introdurre i protagonisti, nel secondo volume Fujisawa ha modo di spaziare maggiormente sotto questo punto di vista e raccontare il mondo delle idol in tutta la sua crudeltà. Uno show business che punta solo all’apparenza e al denaro e pur di perseguire questi scopi non esita a sacrificare la dignità stessa di quelle ragazze che dovrebbe invece valorizzare ed elevare quasi al rango di semidee per i fan. L’autore con lucidità ci mostra come non solo gli agenti siano il “male” in questo mondo ma in parte le stesse ragazze che, appena adolescenti, sanno solo quale è il loro proprio sogno e di certo non comprendono appieno la gravità di quello che succede loro intorno; gli stessi fan partecipano a questo circo dell’orrore dimostrando la loro ossessione per il gruppo di idol in modi a dir poco inquietanti, insomma non c’è in questo mondo un elemento che Fujisawa salvi, chi più chi meno, ma in definitiva tutti, contribuiscono a colorare un quadro a tinte fortemente fosche.

 Questa “pesantezza” dei temi trattati viene però stemperata in un certo qual modo dal fatto che intenzione dell’autore è raccontare questi fatti senza calcare la mano e drammatizzarli oltremisura cercando il colpo ad effetto sul pubblico, anzi inserisce come sue solito elementi di comicità che sbiadiscono un po’ quelle tinte fosche di cui parlavamo in precedenza. A ciò contribuisce soprattutto la presenza dei due protagonisti, e di alcuni personaggi secondari ricorrenti, un po’ sopra le righe: il vice-ispettore Nishijima sempre pronto a puntare la sua pistola contro chiunque; Kei in tutta la sua esuberanza, il caposezione Kiriyuuin ancor più pazzo di Nishijima e tutta la redazione del World apparentemente seria e composta ma in cerca del più becero gossip.

Story-line principale. Naturalmente i protagonisti oltre ad essere un importante elemento di comicità sono anche il pilastro del manga e l’elemento di continuità tra una storia e l’altra. Entrambi hanno un passato travagliato: come accennato in precedenza, Nishijima ha perso la sua collega e sua compagna a seguito di un misterioso suicidio, ennesimo di una serie di altri poliziotti che indagavano sul padre di Haruka, il commissario Tojo; Kei ha invece perso la sua famiglia quando un assassino si introdusse nella loro abitazione e letteralemente macellò i suoi genitori. Entrambi sono ancora in cerca di risposte e nel secondo volume i capitoli di apertura e quello conclusivo sono appunto dedicati a questa che avrebbe dovuto probabilemte essere la story-line principale. Purtroppo il manga, infatti, non ha un vero finale, anzi si conclude con quello che sembra essere l’inizio della vera storia, tra l’altro a mio parere anche molto promettente.

Disegni. Abbiamo fino ad ora lodato le abilità narrative di Toru Fujisawa ma altrettanto merito per la buona riuscita dell’opera spetta a Sho Kitagawa che ha realizzato davvero degli ottimi disegni. Già pubblicato in Italia con Death Sweeper sempre grazie a J-Pop, il suo tratto si caratterizza per la realisticità e l’eleganza del disegno nonché per la capacità di adattarsi ai diversi toni della storia. Perfetto e dettagliato nelle immagini di maggior impatto, semplice ed efficace nei momenti di ilarità, efficace nel contribuire a delineare la personalità del personaggio, non c’è dubbio che il comparto grafico costituisca un vero punto di forza di quest’opera.

Conclusioni. Volendo tirare le somme possiamo dire che ci troviamo di fronte a un buon manga il cui spunto iniziale non è originalissimo ma che si esalta grazie alle capacità dei due autori sia nella narrazione che nel disegno. La grossa pecca resta comunque il non finale, un cliffhanger alla fine del volume conclusivo che lascia un po’ interdetti ma che non inficia la qualità delle due storie ben raccontate dei due volumi. Consigliato dunque a chi è in cerca di storie brevi ma non eccessivamente scarne e soprattutto di una certa qualità.
Il primo numero è disponibile da alcuni giorni nelle fumetterie al prezzo di 6,00 € con pagine a colori e nel classico formato tankobon.

Tutte le immagini del manga presenti nell’articolo ci sono state concesse da J-Pop e sono copyright di: © 2011 by Toru Fujisawa, Sho Kitagawa / SHUEISHA Inc.

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