Trentacinque anni di carriera per Rumiko Takahashi

di Regola 5

 Ogni anno è a se stante, eppure questi si accumulano quasi passivamente dando vita a ricorrenze come gli anniversari, ed uno di questi, che cade proprio nel 2013, voglio parlarvi oggi: è il trentacinquesimo anniversario di una della icone e delle leggende del panorama manga, Rumiko Takahashi.

 

Era infatti il 1978 quando venne pubblicata la one shot di Uruseiyatsura, meglio noto come Lamù, la cui serializzazione è iniziata nello stesso anno (nel mese di settembre), e da allora, nonostante un inizio lento colei che oggi è da tutti riconosciuta come la Principessa dei Manga ha sempre instancabilmente lavorato producendo non solo le opere che tutti conosciamo, ma anche tantissimi corti ed episodi autoconclusivi. Lamù, come dicevo iniziava nel 1978 e terminava nel 1987; Maison Ikkoku, conosciuto in Italia anche come Cara Dolce Kyoko iniziava la sua pubblicazione nel 1980 e vedeva la fine nel 1987; Ranma 1/2 a sua volta iniziava nel 1987 e terminava nel 1996, seguito dalla pubblicazione di Inuyasha terminato nel recente 2008. Attualmente l’autrice lavora a Rinne, e mi quasi vergogno ad ammettere che ancora non ho avuto modo di leggerlo (qua le cose si accumulano crudelmente).

 

Ma oltre queste sue opere principali non possiamo dimenticarci di One Pound Gospel, la sobria storia d’amore tra un pugile e una suora, la cui pubblicazione è iniziata nel 1987 e lentamente terminata con i capitoli raccolti nel quarto volume pubblicato nel 2007; ci sono anche le varie Storie dalla Sirena che hanno impegnato l’autrice dal 1984 al 1994; e dal 1987 le storie brevi del Rumic World e del Rumic Theatre ci accompagnano e quando possono vengono raccolte, e pubblicate in volumi anche per il pubblico italiano.

 

Lo stile narrativo della Takahashi è inconfondibile e ben noto a tutti, che sia arricchito o no da elementi sovrannaturali vengono coniugati elementi del folklore e della società giapponese a situazioni comiche spesso al limite dell’assurdo. Come tutti gli autori di stampo umoristico si è anche dedicata a un manga di combattimenti, Inuyasha, sebbene di tanto in tanto elementi action compaiano anche in Ranma 1/2 con uno stile che negli anni ho scoperto di amare profondamente. Ma una delle “conquiste” di maggior valore della Takahashi è stato l’essere, nella seconda metà del secolo scorso, una delle icone ispiratrici del movimento di emancipazione femminile per i suoi personaggi (protagonisti e non) femminili sempre molto forti e decisi. Gli anniversari a questo servono: mentre aspetterò le novità o le soprese che per questa ricorrenza potrebbero provenire dal Giappone dedicherò parte del mio tempo a rileggere, sfogliare, e riguardare alcuni dei lavori di quest’autrice che ha segnato e profondamente influenzato i miei gusti e le mie aspettative in fatto di manga.

 

A titolo informativo… il 2013 è l’anno del trentennale di Hokuto no Ken, ma questo i Maya non lo sapevano, perchè “sono già morti“.

Commenti (5)

  1. ahahahaha…l’ultima su hokuot no ken mi ha fatto crepar dal ridere…ahahah…

    grandi autori..mitici…anche se la Takahashi nelle sue opere alla lunga risulta essere un po’ ripetitiva e un po’ monotona…

    cmq Maison IkoKu credo che sia il primo (e l’ultimo) cartone animato “da femmine” che ho visto da ragazzino…bellissima opera d’arte…ed anche il cartone era ben fatto…

  2. Io ho letto e possiedo tutto quello che ha prodotto Rumiko (o emglio, che � stato venduto in Italia) e posso dire, che se tagliasse un p� pi� corto, sarebbe molto meglio.

    Senza parlare della sua incapacit� di fare dei protagonisti maschili seri, da bambino mi piaceva un sacco, ora non mi dice pi� nulla.

  3. Beh…
    Sesshomaru (non ricordo se si scrive cos�), mi sembra piuttosto serio!
    A me lei � sempre piaciuta, fumetti divertenti e spensierati.

    1. Per� i personaggi maschili seri (come Sesshomaru) si contano a mano monca nelle opere della Takahashi, mentre sono in numero elevato maschi buffoni e senza spina dorsale, cosa che mi infastidisce fino alla rabbia da bambino fino ad oggi (fossi stato al posto di Ranma/qualcun’altro, mi sarei difeso dalle aggressioni femminili).

      Davvero, “Principessa della misandria” sarebbe un’altro titolo appropriato per la Takahashi.

      Fantastica la frase finale di Ken e i Maya. 😆

      1. la caratteristica dei personaggi maschili della takahashi � si quella di “buffoni e senza spina dorsale”, ma ci tengo a ricordare che nei momenti che contano sono proprio loro a sistemare i problemi che si presentano. in definitiva, penso che la takahashi sia consapevole che ogni donna (giapponese e no) per quanto dura e seria aspetti “un uomo che venga a salvarla”.

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