Minami-ke, Recensione Anime

di Regola Commenta

Salve a tutti lettori di Komixjam, non ho ancora avuto avuto modo di augurarvi una buona primavera, e lo faccio quest’oggi. Purtroppo per il sottoscritto, afflitto da svariate allergie, inizia uno dei periodi più brutti dell’anno…

ma parliamo di Minami-ke, come dice il titolo. Quest’oggi è un appuntamento al limite tra la trattazione di un anime in corso e un approfondimento su un prodotto arrivato alla quarta serie. La prima serie Minami-ke è infatti del 2007, seguita dalla seconda Okawari (2008), la terza Okaeri (2009) e Tadaima, la quarta, ancora in corso di cui deve uscire l’ultimo episodio. Avrei potuto presentarvi direttamente la quarta serie nelle precedenti settimane, invece ho deciso di guardare tutte le serie in modo da poter dare una trattazione il più completa possibile… ed è stata una grande idea! Nei mesi scorsi i vari episodi di Minami-ke mi hanno permesso di spezzare tra serie in corso, inguardabili e altro con un prodotto sul quale, come accade all’inizio degli episodi della prima e quarta serie, la “protagonista” Chiaki consiglia di non nutrire grandi aspettative, ma che per essere un anime umoristico a basso costo e senza pretese di risate me ne ha strappate parecchie.

Prima serie.
Seconda serie, Okawari.

Protagoniste sono le sorelle Minami che vivono da sole (il motivo non viene rivelato, ma ci sono alcuni riferimenti al fatto che Chiaki non abbia mai conosciuto suo padre), Chiaki che frequenta alle elementari, Kana, studentessa delle medie e la liceale Haruka, e ad essere raccontati sono spezzoni della loro vita quotidiana. Chiaki, scontrosa e matura per la sua età, e Kana, spensierata e a momenti casinista sono i personaggi su cui le vicende sono maggiormente incentrate, anche per il target del prodotto: Minami-ke è un anime per bambini, che frequentano le scuole elementari o medie; ad Haruka, il perno della famiglia che cucina, fa le pulizie e tiene in riga le due scapestrate sorelle che non fanno altro che litigare, viene dedicato tanto spazio quanto le altre due protagoniste, ma spesso si ritrova a interpretare il ruolo di genitore al quale nascondere il pasticcio di turno. Affianco alle sorelle Minami ci saranno tanti compagni di scuola, che formano un “organico multistrato” di personaggi che si intercambiano e presentano svariate situazioni in combinazione con le protagoniste. Col tempo questo organico si stabilizza e l’intreccio comincia a complicarsi così come più persone si conoscono fra loro, e tutto questo avviene sempre nell’abitazione delle tre sorelle che diventa in breve una specie di accogliente porto franco per gli sfaccendati personaggi che compaiono.

Okaeri, terza serie.
Tadaima. In questo modo potete farvi un’idea delle sottili differenze nello stile grafico.

Dimenticatevi di qualunque possibile coerenza cronologica: in quattro serie i personaggi non sono invecchiati di un giorno, sebbene ci siano stati quattro natali, quattro vacanze estive… in pieno stile umoristico e autoconclusivo i registi hanno rosicchiato fino all’osso gli appuntamenti e le feste tipiche della cultura giapponese mostrandoli sempre con la variazione di qualche elemento. Col tempo, inoltre, si conoscono meglio i personaggi, soprattutto attraverso piccoli dettagli, trovando i propri preferiti e quelli che non si sopportano. Tra i miei preferiti spiccano sicuramente i compagni di classe di Chiaki, tra cui Makoto e Uchida: il primo si invaghisce di Haruka e viene costretto da Kana a presentarsi a casa loro vestito da ragazza con il falso nome di Mako-chan, e riuscirà sempre a farla franca con l’aiuto di un paio di personaggi che conoscono la sua vera identità; la seconda è una bimba spensierata, sbadata e pigra che si ritrova spesso complice delle stravaganti iniziative di Kana. Insopportabili invece la maggior parte dei personaggi delle scuole superiori, tra cui cito Hosaka che con la sua unica e ripetitiva gag a volte guasta gli episodi. Ciò non deve sorprendere, se pensiamo al pubblico ideale di questa commedia multistrato: è ovvio che ragazzini delle medie e delle elementari percepiscano gli studenti delle superiori come “strani“. Fortunatamente alcuni tormentoni durano poco, e non appesantiscono quindi la visione, ne è un chiaro esempio l’etichetta di delinquente affibbiata durante la prima serie a Fujioka, compagno di classe di Kana innamorato di lei, la cui dichiarazione viene magistralmente fraintesa… nelle serie successive questo fraintendimento non viene comunque chiarito, ma almeno il ragazzo non viene considerato da tutti come un delinquente, e il suo rapporto con Kana è a tratti quello di una normale amicizia.

Il trio di amiche di Chiaki, da sinistra: Uchida, Yoshino e Touma.

Veniamo alle note dolenti. Aver prodotto quattro serie vuol dire aver sfruttato parecchio del materiale fornito dal manga, inoltre lo staff e lo studio di produzione non sono stati gli stessi per tutte le serie: solo la seconda e la terza condividono lo stesso studio di produzione, ma non lo stesso regista. Questo vuol dire che nonostante siano sempre gli stessi personaggi ogni serie ha un sapore diverso, perlomeno i cambi nella presentazione grafica non sono stati così radicali da causare la perdita di quel senso di famigliarità necessario a questo tipo di prodotto… sfortunatamente, ho denotato un sensibile calo nella qualità, soprattutto nella quarta serie, che non mi ha divertito come le prime tre (e la migliore è proprio la prima). Dopo quarant’otto episodi i personaggi e le situazioni cominciano a essere vecchi, e questo vuol dire che se l’eventuale quinta serie non verrà messa in mano a un regista/sceneggiatore capace potrebbe rivelarsi essere un pessimo prodotto, anche considerando che data la struttura tipica di questi manga/anime è inutile aspettarsi (ma non impossibile) un ribaltamento delle carte in tavola magari con la crescita dei personaggi.

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