Hokuto no Ken 30th – La Potenza di Ken il Guerriero

di Rorschach Commenta

‘Siamo alla fine del Ventesimo Secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra, gli oceani erano scomparsi, e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana era sopravvissuta.’

Credo che quell’attimo, non lo scorderà nessuno di noi.

Questo, l’incipit di una delle serie (a fumetti e televisive) che più ha segnato il sottoscritto, ed uno dei motivi della sua adorazione per gli anni 80. Una piccola avvertenza: nell’articolo, userò i nomi del doppiaggio italiano del cartone animato (Raoul, il Colonnello Sauzer, la Famiglia Cobra, e via discorrendo). Potranno non essere i nomi originali, ma sono i MIEI nomi originali, cioè quelli a cui sono abituato a pensare. Mi rendo conto della contraddizione, ma è Ken il Guerriero, la coerenza non serve!

Chiedetelo a Jagger: nella seconda serie si scordano di lui! E si che visivamente era uno dei cattivi più belli…

Poco tempo fa, quando è uscita la nuova ristampa del fumetto di Buronson&Hara, ho fatto leggere il primo capitolo alla mia fidanzata, anch’essa lettrice di manga ( e a cui ho rotto l’anima con Ken il Guerriero). E le sue parole mi hanno fatto sorridere: ‘E’ una bomba. In poche pagine, c’è una quantità di idee fenomenale’. Anche a distanza di 30 anni, con tutto quello che è passato in mezzo, il primo capitolo di Ken il Guerriero conserva tutta la sua potenza narrativa, e non a caso detiene ancora il record di gradimento (su questo credo che Regola saprà spiegarvi meglio).

Devo ammettere di essere legato in modo particolare a Ken, come tutti quelli della mia generazione del resto; ho visto la serie(di nascosto, perchè mia madre non voleva che guardassi cartoni animati la mattina), letto il fumetto (piuttosto di recente), visto i film (monumentale quello del 1986, pessimi tutti gli altri), narrato e giocato il gioco di ruolo (Se Regola giura che non farà mai più uno scontro tra due guerrieri di Nanto, la colpa è del sottoscritto): il mondo postatomico di Ken occupa un posto speciale, per me. E se ne devo parlare, cercherò di farlo in maniera obiettiva, ma sia io sia voi sappiamo benissimo che lasciare fuori il cuore è davvero difficile. Vi chiedo quindi perdono in anticipo se dovesse scapparmi qualche nostalgia di troppo.

Se devo dare un aggettivo a quest’opera, non avrei dubbi: potente. Negli scenari, nei personaggi, nei dialoghi, nella narrazione. Epica nel senso più puro del termine che si riflette nelle ambientazioni quanto mai devastate,

nelle pose e negli sguardi dei personaggi, o nelle loro frasi che il doppiaggio o la traduzione in italiano può avere cambiato quanto volete, ma senza intaccarne l’espressività e il contenuto, e quindi centrando perfettamente quel che l’opera voleva comunicare,

Come la frase di Ken e Rei al padre della Famiglia Cobra ‘ Una vile creatura come te non merita che inganni’

nella struttura degli scontri (brevi e concisi), con il tema tipico della scalinata o comunque dei due contendenti su piani di altezza differenti

Per citarne uno: lo scontro contro Sauzer, la Fenice di Nanto. Personalmente lo considero il vero ‘cattivo’ della saga di Ken il Guerriero, ed il loro combattimento è il momento migliore della storia, a tutti i livelli.

ed in tanto altro ancora.

Prima parlavo della narrazione: nella mia scala di valori personale, Ken il Guerriero occupa il posto della miglior soluzione narrativa utilizzata per presentare un personaggio:

Sto parlando di Raoul (Raoh per i puristi), il re di Hokuto, il Dominatore di Fine Secolo e qualsiasi altro appellativo gli possa venire in mente.

 

La sua entrata in scena, dopo che se ne è parlato per diverso tempo, è a dire poco deflagrante: uccide, in maniera brutale e senza alcuna difficoltà (e non troppo diversa da come Ken si libera di uno street punk qualsiasi), uno dei personaggi più amati dal pubblico, quel Rei che molti ritenevano quasi alla pari con il protagonista. Poche pagine o pochi fotogrammi (il discorso è esattamente lo stesso) bastano per metterci addosso il terrore del Re di Hokuto, di quanto sia forte e spietato: in definitiva, la miglior presentazione di un cattivo che abbia mai letto (o visto). A questa scena, pur con le dovute licenze, viene dedicato quello che secondo me è il miglior momento del lungometraggio animato del 1986 (non c’entrava nulla con la storia, ma ne condivideva lo stile e l’espressività), in una specie di AMV ante-litteram che ci dava modo di vedere la scena dal punto di vista del povero Rei: un climax narrativo a dire poco meraviglioso.

[youtube ha2uLGtn9XE]

Sopratutto, credo che sia una la carta vincente di Ken il Guerriero: il setting postapocalittico. Con i deserti, i ruderi e i predoni con la cresta;

 

Con il protagonista che è si una chiara ispirazione a Bruce Lee, ma abbigliato come Mad Max.

Interpretato da un giovanissimo Mel Gibson, protagonista di tre film: Mad Max, Il Guerriero della Strada e Oltre la Sfera del Tuono: Hara si è ispirato pesantemente a questi film per l’iconografia del mondo di Ken, dal look del protagonista fino ai predoni
Ma anche un pò a  Stallone…

Con i cattivi che si improvvisano conquistatori o dominatori di fine secolo, magari su meravigliosi troni motorizzati.

Come il già citato Sauzer: tra il suo trono e l’elefantiaco Re Nero, non so chi sia il più tamarro

Senza tutto questo, Ken il Guerriero non è niente di più che una storia di samurai. Ed infatti, a mio avviso, il ‘prequel’ Ken il Guerriero: Le origini del mito (Soten no Ken), ambientato negli anni ’30, non convince allo stesso modo; e tanto le ‘side story’ dei personaggi secondari (prima fra tutte quella di Raoul) quanto i lungometraggi animati prodotti recentemente, che in un modo o nell’altro mettono il setting postatomico (a tratti, sembrano quasi ambientati nel medioevo) e lo stile ‘occidentale’ (mi si passi il termine) da parte, hanno meno ‘sapore’ del prodotto originale, ed a me non hanno trasmesso nessuna emozione.

Ho usato la parola ‘occidentale’ non a caso: credo che il connubio di generi(la storia di samurai con il post-apocalittico) abbia reso Ken il Guerriero qualcosa di innovativo sia per il pubblico ‘gaijin’ che non conosceva le dinamiche della storia di samurai e che ha avuto modo di apprezzarle, sia per il pubblico orientale che tali dinamiche le aveva ben presenti, ma stava scoprendo proprio in quel periodo il meraviglioso mondo dei futuri distopici e della gente uscita fuori di testa per le radiazioni.

Un’opera figlia del suo tempo, quindi, in tutto e per tutto: e come dicevo ad inizio articolo, a distanza di 30 anni la sua potenza narrativa rimane invariata.

Di cose da dire ne ho tante: i miei personaggi preferiti, le mie dinamiche preferite, la parte del fumetto che non viene raccontata nella serie animata (e che a mio avviso è migliore della seconda serie, Falco escluso), la fine con il protagonista che si allontana verso il tramonto, ma…

Non lo sai, Ma questo articolo è già finito!

E se lo dice Ken, non possiamo fare altro che implorare inutilmente per i prossimi tre secondi.

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