Edgar e Allan Poe – Approfondimento KJ

di shikaku 6

 Indossata ormai la maglietta dello “Shojo Pride” Haru oggi ci parla di un manga interessantissimo per cui se l’avete apprezzata nel suo approfondimento sullo shojo, qui non sarà da meno. Buona lettura! Vai Haru, scelgo te XD!

Miei cari lettori di Komixjam, dopo il successo inaspettato del primo articolo, eccomi di ritorno con un altro dei miei flip mentali. Oggi parleremo di un manga diverso, un manga che, seppur datato, può essere tranquillamente letto anche ai nostri giorni.
Il panorama sia letterario che cinematografico è quasi saturo di questo tipo di tematiche, ma se contestualizziamo l’opera in un’epoca ben precisa, allora la si può anche considerare come innovativa e rivoluzionaria. Di quali tematiche sto parlando? Di vampiri. Sì, miei amanti del genere, avete sentito proprio bene, per cui prendiamo la lente d’ingrandimento e diamo un’occhiata alla trama del manga.


Il titolo salta subito all’occhio: Edgar e Allan Poe, come reminescenza del famoso scrittore di racconti gotici e horror americano (che sia un caso?). La storia si dipana fin dalle prime battute, partendo con una scena d’addio. La famiglia Poe è costretta a fuggire da un villaggio dove si è stabilita anni addietro, cambiando il cognome in Portsnell. Perchè? Secondo voi è semplice vivere da vampiri? Non si può rimanere fermi in un posto per più di tot anni e così hanno fatto anche loro. Si notano immediatamente le figure più carismatiche: Edgar e suo padre. Edgar è un ragazzo che è rimasto “bloccato” all’età di circa 14 anni, che prende sempre le distanze dalla famiglia che l’ha creato e non manca di far valere il suo ego anche in modo brusco e poco rispettoso nei confronti del genitore, il quale non accetta quell’aria da ragazzo arrogante e spesso hanno delle forti discussioni, che sfociano in liti, sopratutto per la condotta poco “riservata” del ragazzo, il quale mette in pericolo l’identità della famiglia. Ha una sorella, la bellissima e allo stesso tempo fragile Marybell. Sono molto legati l’uno all’altra, alla stregua di due amanti, in alcune scene. Ecco uno dei motivi per cui si sono trasferiti altrove: l’anemia di Marybell. Ha bisogno di sangue fresco, di sangue diverso da quello famigliare. Edgar incontra per caso, e per fortuna, un ragazzo, Allan Twilight, il quale sembra aver messo delle leggi nell’istituto in cui sta studiando, leggi che lo fanno sembrare agli occhi di tutti un ragazzino viziato e pieno di sé. Anche la famiglia di Allan è facoltosa, tanto che, per ovvie ragioni di eredità, ha fatto in modo che il ragazzo sposi forzatamente una cugina, seppur lui stia ancora anelando all’amore di una ragazza morta un paio di anni prima, somigliante incredibilmente a Marybell. Edgar allora decide di portare proprio Allan come fonte di nutrimento per la sorella ed è per questo motivo che si iscrive all’istituto ed entra nella sua classe. La stabilità della famiglia Portsnell, putroppo, viene minata da un medico che scopre la verità sulla loro natura vampirica grazie a delle circostanze fortuite. Tenta di uccidere la madre, invano, e in seguito la figlia con successo e con disperazione dei due ragazzi. E’ in quel momento che Edgar propone ad Allan di entrare a far parte della famiglia. Due anime solitarie che si incontrano e si sostengono a vicenda. La storia poi continua, ma non voglio assolutamente rivelarvi come, giacché preferisco che lo leggiate voi, approfittando anche della sua immnente uscita sugli scaffali di molte fumetterie italiane proprio a Novembre, in una raccolta di tre volumi editi dalla Kappa Edizioni/Ronin Manga.

Ma ora direi che sia meglio spendere qualche parola sull’autrice, Moto Hagio, che trovo magnifica in certe illustrazioni. Nasce nella prefettura di Fukuoka il 12 maggio 1949 e debutta nel mondo fumettistico nel ’69 con la sua opera “Lulu to Mimi”, la quale getta le basi per lo shojo manga contemporaneo. E’ considerata una delle fondatrici del genere, insieme a Ryoko Ikeda, Yumiko Oshima e Keiko Takemiya, nomi che saltano subito all’occhio e riconducibili al celeberrimo “Gruppo 24”, appellativo creato perchè tutte e quattro nate nell’anno 24 dell’era Showa (1949, per l’appunto). Moto Haigo non si è solo limitata all’uso di storie a sfondo storico, come spesso si è  sovrabbondato all’epoca (Versailles no bara è uno dei capisaldi), ma con la sua bravura e creatività, ha ampliato i suoi orizzonti facendo in modo di attraversare generi finora mai utilizzati nello shojo. E’ anche una delle creatrici dello shonen-ai, sottogenere dello shojo che parla di storie fra ragazzi maschi adolescenti, intrecciate a trame dalle sfumature romantiche, eppure anche questa etichettatura è ancora incompleta, perchè Moto Haigo è molto di più di questo. I suoi lettori in Giappone sono di entrambi i sessi, proprio per la sua prolifica capacità di adattamento ai vari generi. Attraversa la science fiction, l’horror, il gotico, i drammi storici, tutto condito con una leggerezza nel disegno e ricerca psicologica dei personaggi. A differenza di alcune colleghe dello stesso gruppo, lei non ha una predilezione per le storie a sfondo storico, pur non disdegnando di pregnarle di cultura occidentale. Appassionata di Azimov e di Bradbury, ha pubblicato vari manga shonen (sì, esatto, proprio shonen), fra cui “Siamo in 11!”, il quale è stato anche riproposto dalla Star Comics nel 2005, con scarso successo purtroppo. Si aggiunge anche“Hyakuoku no Hiru to Senoku no Yoru“/ “Bilioni di giorni e trilioni di notti”, un riadattamento di un romanzo dello scrittore Ryu Mitsuse, sempre sul generis.

Moto Hagio e il prof.Giorgio Amitrano

Come ho già accennato prima, Moto Hagio da molta importanza all’aspetto psicologico dei personaggi, all’incontro fra conscio ed inconscio, che stanno alla base dei rapporti umani. Ed è questa continua ricerca di equilibri che rende le sue opere particolari e introspettive, riflettendosi poi sulla scelta stilistica di lasciare molto spesso ai dialoghi il compito di ricreare l’atmosfera, piuttosto che alle scene vere e proprie di azione, cosa che magari altre autrici come Keiko Takemiya  viene affidata più alla vivacità delle scene.
Il suo stile è andato evolvendosi dalle sue prime opere, fino agli anni ’80 dove matura e raggiunge picchi di elevata qualità. Non si è solo fermata ai manga, ma ha avuto successo anche come illustratrice di copertine di riviste come “Lala”, “Grape Fruit” e “Petit Flower”. Le cover delle edizioni giapponesi dei libri di Tanith Lee (famosa scrittrice inglese) e della scrittrice giapponese Noah Azusa portano il suo nome.
Uscendo dall’ambito semplicemente cartaceo, solo una sua opera è stata trasposta in anime: “Juuichinin Iru!”  (Siamo in 11!) è diventato un OAV nel ’86 e altri suoi lavori, come “Iguana no Musume” (La figlia di Iguana) o “Thoma no Shinzou” (Il cuore di Thoma) sono diventati rispettivamente un drama TV e un film. Lo stesso “Poe no Ichizoku” (“La famiglia Poe“) è visto in Giappone come una specie di pietra miliare del genere shojo.
E dopo tutto questo lavoro, volete che lei non sia stata premiata in patria? Ovvio che no. Difatti ha ottenuto per ben tre volte il Seiun Award (per i manga “Star Red“, “X+Y” e “Gin no Sankaku“), quello che negli Stati Uniti sarebbe il premio Hugo per la science fiction. Nel ’97 ha vinto il primo Osamu Tezuka Manga Award, cui arriveranno altri riconoscimenti, più e meno importanti.
Il 2 Ottobre del 2009 per la prima volta è venuta in Italia, a Napoli, durante la giornata della cultura giapponese all’Orientale, dove è stata intervistata e dove ha potuto esporre la sua bibliografia. Secondo l’intervista che è stata fatta pare che stia lavorando ad una love story (alla sua veneranda età di sessant’anni, poi!). Quando le chiedono dove trae ispirazione per i suoi racconti, lei imbarazzata risponde che non ci sono situazioni particolari da dove attinge, ma sono idee che nascono da domande semplici come ad esempio “Perchè succede questo in questa determinata situazione?” e. molto spesso. ci lavora anche mentre sta facendo il bagno in vasca!(che donna!). Che altro dire se non FORZA HAIGO!

Commenti (6)

  1. Attenzione al titolo, ragazzi. “Edgal”

    1. Una cosa dovevo fare io e manco quella mi riesce …

      Grazie Sirrus ^^

    2. Edgal? �.� guarda che c’� scritto EdgaR O.O

      1. No Haru avevo sbagliato io a scrivere il titolo e ho corretto dopo aver letto il commento di Sirrus…scusa

  2. Brava bell’approfondimento 🙂

  3. Scrivi ancora 🙂 Begli articoli.

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