Gli Inguardabili – Kono Aozora ni Yakusoku wo

di Regola 1

Ringrazio tutti quanti per i complimenti e le reazioni veramente positive all’appuntamento della settimana scorsa, siete riuscite a lenire parte del male che mi autoinfliggo da quando ho iniziato questa rubrica… devo però a malincuore dirvi che recensioni come quella di Mila e Shiro il sogno continua sono vette che il sottoscritto non può raggiungere sempre, perchè dipende tutto dalla strana sinergia di svariati elementi (bruttura della serie, stato emotivo, rabbia causata dalla visione, quantità di caffeina nel sangue…), ciononostante settimana dopo settimana darò il massimo per non venir meno alle aspettative di coloro che mi dedicano parte del loro tempo. Vi ricordo che potete sempre suggerirmi dei titoli (contattandomi sul forum) per la demolizione, alcune proposte sono arrivate e sono in “osservazione”…

Quanti saranno caduti nella trappola della confezione…

La serie di oggi ha scatenato diverse crisi d’ilarità e scoppi d’ira al sottoscritto, e sebbene sia composta da tredici episodi ne ricordo la visione come una delle più pesanti tra gli anime di questo genere… lo so che state sogghignando di nascosto! Devo inoltre chiedere scusa ad alcune persone (che leggeranno sicuramente quest’articolo) per aver dovuto sopportare le mie sferzate iraconde e essersi dimostrati straordinariamente comprensivi. Kono Aozora ni Yakusoku wo – Youkoso Tsugumi Ryou e (La promessa che ho fatto a questo cielo blu – Benvenuti al dormitorio Tsugumi) è una di quelle serie tratte da un galge (simulatori di appuntamento senza contenuti vietati ai minori, consultate la guida!) del 2007 prodotto nella speranza di emulare il successo di altri titoli che non stiamo qui a ricordare… risultato, ovviamente, uno dei titoli peggiori che ho visto negli ultimi mesi poichè si erano anche formate aspettative ottimiste in seguito alla lettura di alcuni commenti. Vi do io un commento concreto: questo anime fa pena! E si capisce già dalla sigla di apertura…

 

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Caliamo un velo pietoso, è una delle peggiori che abbia mai visto. Poi se consideriamo che di media le sigle di aperture hanno una cura e un dettaglio dell’animazione più elevato rispetto agli episodi stessi…

Umi Hayama, amica d’infanzia del protagonista. La odio.

La storia potete tranquillamente capirla da questi novanta secondi di sigla: al centro della vicenda c’è il dormitorio Tsugumi e l’harem che il protagonista Wataru Hoshino si è costruito e stoicamente difende dagli attacchi del preside del suo istituto superiore, che vorrebbe raderlo al suolo per costruirci l’equivalente turistico di un’autostrada. Questo harem, composto da sue compagne di scuola di vari anni, mostra inoltre il tipico attaccamento delle famiglie in “tempo di guerra“: fanno fronte comune e vivono la loro vita uniti superando i piccoli bisticci quotidiani e consolidando i loro legami, soprattutto attraverso l’operato dell’idiotico protagonista, che si danna continuamente per ristabilire lo status quo. E quindi si va avanti fra questi momenti di quotidiana difficoltà, perlopiù incomprensibili all’uomo comune, e altri in cui lo sceneggiatore avrebbe dovuto richiedere l’aggiunta di qualche pannello per avvertire lo spettatore quando viene il momento di piangere, il quale, poveretto, di fronte alla bipolarità di tutti i personaggi (maschili e femminili) non può avere nessuna idea precisa di come reagire. Io mi arrabbiavo, ma questo lo sapete già.

Il normalissimo preside cattivo che tutti abbiamo avuto.

Perchè per far commuovere lo spettatore non basta mettere due lacrime e una storia triste, bisogna costruire la scena studiando attentamente tanti piccoli particolari, e se sbagli anche una sola virgola hai due possibili conseguenze: creare una pellicola noiosa e frustrante, o dar vita al capolavoro umoristico del secolo (successe a un certo Sam Raimi nel 1981). Magari il gioco sarà stato anche commovente ma questa caratteristica non gode assolutamente della proprietà transitiva, ne risulta pertanto che la cosa che più guardavo durante la visione era la barra del timer, pensando a quando sarebbe finita questa tortura. L’unico episodio vagamente decente è l’undicesimo, perchè ben costruito e esilarante, ma uno non ne giustifica tredici! Che poi uno può anche pensare che la serie non sia troppo pesante, siccome è divisa a cicli narrativi di due episodi ciascuno, dedicati ognuno a un singolo personaggio femminile con un tredicesimo episodio conclusivo pieno di musiche depressogene, lacrimoni e moccio perchè l’anno scolastico è finito e tutti i personaggi, tranne il protagonista, devono abbandonare l’isola poichè così ha deciso un’industria aerospaziale che ha chiuso i battenti distruggendo l’economia dell’isola: sono arrivati i buoni, finalmente.

Miyaho Rokujo, la principessina immortale.

E quindi dicevo, i cicli narrativi… oggi non riesco a restare focalizzato su punto preciso. Comunque, essendo le storie sicuramente molto più complesse di quanto sono state rese, e il materiale a disposizione sovrabbondante per i soli cinquanta minuti dedicati ad ogni personaggio femminile, hanno ben pensato di calcare la mano costruendo di volta in volta situazioni che si evolvono troppo rapidamente portando a conclusioni comunque scontate: è emblematico il caso di una delle inquiline, la podista Rinna Sawaki che prima è scontrosa con tutti e cambia atteggiamento quando viene battuta con l’inganno dal protagonista in una gara di corsa: AHAHAHAH se ti batto a questa gara di mosca cieca farai tutto quello che ti ordinerò! Non funziona così, dannazione, i contrasti si risolvono parlando e non con le sfide a Duel Monster, è una cosa che non ho mai sopportato delle commedie romantiche dozzinali! Visto poi che vogliono anche far ridere e non solo commuovere il pubblico riempiamo anche la serie di scene scandalosamente ridicole in cui vari personaggi vengono messi in ridicolo. Una in particolare ha suscitato il mio più sconcertato ribrezzo: nel nono episodio preside e vicepreside complottano contro il dormitorio e il protagonista insieme a Saeri, insegnante e responsabile della struttura, li pedinano per scoprire quale piano malvagio si agiti nelle loro viscere, e per evitare che vengano scoperti Wataru abbraccia Saeri (guarda caso proprio sotto l’insegna di un love hotel) mentre il vicepreside si avvicina a loro per… non ho il coraggio di dirlo… per fare la pipì sulla saracinesca di un negozio, proprio nella strada principale del villaggio. Ecco, l’ho detto.

Quanto ti odio!!!

Basta! Basta con queste ragazzine che piangono e ti odiano quando gli dici quello che pensi (soprattutto quando è una cosa bella e vera)! Basta con questi personaggi che soffrono di agorafobia e attacchi di panico solo negli archi narrativi a loro dedicati! Basta con queste dinamiche eccessivamente buoniste, dove durante una riunione del corpo docenti si continua per ore a votare e dare opinioni riguardo all’espulsione del protagonista dalla scuola quando alla prima votazione undici su dodici dei presenti (non conto lo spettatore) erano in accordo sull’estremo provvedimento! Mezzo episodio in cui Saeri convince i suoi colleghi con discorsi da insegnante amorevole che Wataru è un bravo ragazzo e non merita l’espulsione, tirando la carta vincente finale (il precedente storico) alla fine quando oramai tutti stanchi le davano ragione e cambiavano il voto solo per andarsene a casa! Io sono stato rappresentante di classe, e non mi pare che le cose funzionassero così, quando l’unico professore dalla tua parte si vedeva tutto il consiglio contro non c’era più niente da fare. Serie del genere mi fanno diventare i capelli bianchi più di quanto lo stia effettivamente facendo la natura: quando vorranno mettersi in testa che si può avere successo e presentare prodotti di qualità al pubblico anche restando semplici e genuini e non complicandosi la vita cercando di mostrare il più svariato tipo di situazioni fuori contesto, che finiscono solo per appesantire la visione!? Fatelo fare a me lo sceneggiatore, maledizione, ho visto tanto di quel pattume che so benissimo cosa fare per non degradare il mio lavoro.

Qualche esperto mi illumini: è normale questa cosa?

È giusto dedicare parte della critica al pessimo livello delle animazioni e del disegno di questo prodotto. Non che aggravi la situazione, probabilmente però un livello tecnico leggermente più alto avrebbe reso il tutto più gradevole. Invece alcune scene, soprattutto quelle in cui i personaggi si muovono parecchio, sono vittima di un’animazione scadente e soprattutto troppo innaturale e semplificata. Vi assicuro che le scene di nuoto nel quinto episodio sono un pugno nello stomaco. Preferisco non pensare poi a come male sono stati integrati i personaggi in alcuni fondali, brrr… Personalmente, non sono riuscito a capire se i fan-service in alcuni episodi sono stati inseriti per sbaglio o la direzione ha voluto che sotto questo aspetto l’anime fosse altalenante. Per carità, mai niente di troppo volgare, ma comunque destabilizzante poichè non si riesce proprio a capire che ruolo hanno nell’insieme. Voglio chiudere con un appello che, come tutti quelli che faccio, non servirà a niente (ma ciò non mi fermerà)… dopo questa serie ho ulteriormente consolidato la mia rottura verso i fansubber anime italiani: laddove il sottoscritto a orecchio riesce a trovare modi migliori di tradurre alcune espressioni, considerati gli orrori grammaticali che mi vedo comparire davanti agli occhi (quando poi, in questo caso ammettono pure di aver tradotto dall’inglese… perdeteli cinque minuti nel cercare materiale migliore, nel caso) ritengo sia il caso di sollevare la questione delle competenze anche sotto questo aspetto, ma oggi non ne ho voglia. Poi la gente si stupisce del fatto che io guardi quasi esclusivamente episodi subbati in inglese.

Non andate dritti, siete in curva, in curvaaaaaa!

Questa settimana ho terminato, potete andare in pace, mentre Gli Inguardabili torneranno l’8 maggio con un titolo che attirerà l’attenzione di molti…

P.S.: vi è piaciuto il doppio appuntamento di oggi?

 

 

 

 

Commenti (1)

  1. Doppio appuntamento =). Comunque hai davvero ragione sui fansubber, sono pochi quelli che riescono a fare un buon lavoro.

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