Love Lab – Recensione Anime

di Regola Commenta

Più guardo i titoli di questa stagione estiva, più mi rendo conto che siamo stati invasi da un’armata di loli e ragazzine con atteggiamenti moe accompagnate da buffi figuri sul bordo di una piscina… in effetti, a parte alcuni titoli che aspettavo da parecchio tempo, mi riesce difficile appassionarmi realmente ai titoli estivi sebbene, come quello che vi sto per presentare, ce ne sono alcuni che mi hanno convinto a tal punto da meritarsi una “recensione del sabato”. Love Lab, di cui per ora abbiamo solamente tre episodi, è una commedia scolastica ispirata al manga di Ruri Miyahara, pubblicato da Houbunsha dal 2007… la prima cosa che ho pensato è che fosse una di quelle serie per riempire i palinsesti (ipotesi ancora accreditata comunque) ma a occuparsi del’anime abbiamo uno studio misconosciuto, che al momento vanta solo svariate collaborazioni: la Dogaboko, già famosa per il suo ruolo principale nella realizzazione di Yuruyuri, sta puntando al titolo di “produttori di anime all-girls” detenuto attualmente dalla KyoAni. Ci sarebbe anche C3-bu della Gainax a puntare a questo titolo, ma non ne parleremo quest’oggi.

Protagonista della vicenda Riko Kurahashi, una delle studentesse più ammirate dell’Accademia Fujisaki, una prestigiosa scuola esclusivamente femminile: dato il suo comportamento da maschiaccio tutto il corpo studentesco la ammira per le sue quasi delinquenziali caratteristiche, e ogni suo gesto viene pressochè frainteso. Riko, infatti, ha avuto molti amici maschi: ragazzi che la consideravano “speciale” al punto tale da ammetterla nel loro gruppo ma che non la vedevano per la docile e gentile ragazza quale è. Avendo avuto poche ragazze come amiche non ha mai saputo realmente ambientarsi in questa scuola, e continua ad accumulare fraintendimenti per gli atteggiamenti che non riesce ad abbandonare. Fino al giorno in cui, entrando nella sede del comitato studentesco, scorge Maki Natsuo, la talentuosa presidentessa, fare pratica di baci con un dakimakura (un cuscino su cui vengono spesso disegnati personaggi di anime). Superati i primi fraintedimenti, Riko capisce che Maki, sebbene strana, è una brava ragazza: non riuscendo a correggere qualche piccolo malinteso finisce tuttavia per accettare di diventare l’istruttrice in questioni sentimentali di Maki.

La quantità di clichè presentati in questa serie mi ha colto non poco alla sprovvista: dalla tipica scena dello scontro con la fetta biscottata, a tutti i piccoli accorgimenti riguardo al modo di vestirsi e portare i capelli, alle dinamiche tipicamente tsundere che in alcuni momenti sembrano dominare, ho dovuto ammettere che in Love Lab di materiale ce n’è parecchio. Essendo una serie a scopo principalmente umoristico, poi, non ho potuto fare a meno di approvarla personalmente: anche perchè in questi tre episodi, in cui sono stati inseriti anche gli altri personaggi che comporranno questo buffo gruppo di ricerche sul romanticismo, le situazioni e le gag seppur tutte molto simili e incentrate sulla scarsa sincerità di Riko e la stramberia di Maki mi hanno strappato più di qualche risata. È un pò presto per dare un giudizio definitivo, ma se gli episodi continuano con questo ritmo ci sono tutte le carte in regola perchè Love Lab sia una commedia scolastica divertente, senza troppe pretese, che consiglierei anche a non appassionati del genere in cerca di qualcosa di divertente e non troppo impegnativo o nonsense (come sanno essere alcune commedie giapponesi) da vedere.

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Il reparto tecnico è nella norma: niente di eccezionale e forse tutto un pò troppo realizzato con in mano un manuale, ma comunque non pesante. Ottima la collocazione di alcuni suoni onomatopeici, molto classici, in alcuni momenti della serie o in scene particolari, che sottolineano degnamente i vari eventi centrali, altre volte invece vengono usati semplici effetti di animazione per rendere “iperbolici” i movimenti di alcuni personaggi. Gli elementi Girl Love (o yuri, visto che siamo in tema..) possono essere individuati ma per ora non sono evidenti come potevano esserlo in Yuruyuri.

Queste scene mi fanno sempre ridere.

 

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