Komixjam Manga Project, Autunno 2013 – Katai cap.1

di Regola Commenta

 

È arrivato infine anche il mio turno di parlare di uno dei lavori in concorso per l’edizione autunnale del nostro Manga Project.. le cose si sono tirate un po’ per le lunghe in quest’edizione, per gli imprevedibili intrecci di alcuni contrattempi e impegni personali della maggior parte dei membri dello staff. Eppure ci crediamo ancora, siamo qui, speriamo di riuscire a sistemare i problemi col Reader quanto prima, in modo che i lavori dei nostri concorrenti trovino la loro giusta collocazione. E vi ricordo, qualora non l’aveste ancora fatto, di votare, di dire la vostra nella scelta del migliore tra i capitoli di quest’edizione, che io ho vissuto in modo diverso rispetto al solito. Come sapranno i concorrenti, infatti, nel mese di Ottobre ho sostituito bila85 nella gestione del Project… e quindi quest’edizione, con tutti i suoi problemi e ritardi è stata comunque un’esperienza diversa per il sottoscritto, in quanto ho vissuto il tutto, se si può dire, in “prima fila“. E quest’oggi vi parlo del primo capitolo di Katai, disegnato da Katai (identico nome per opera e autore), che se la memoria non m’inganna è stato il primo a consegnare, e quindi il primo dei quattro capitoli che ho avuto il piacere di leggere.

Provate ad immaginare la mia reazione: 46 tavole non è qualcosa che si consegnano tutti i giorni, è anche la durata media dei cosiddetti capitoli pilota dei manga che vengono pubblicati in Giappone (la lunghezza dei primi capitoli può arrivare anche a 50/60 pagine, in alcuni casi). Ho letto il capitolo poco dopo che mi era stato consegnato, ma furono necessarie svariate ore di metabolizzazione per inquadrare quello che avevo letto, non tanto dal punto di vista tecnico, quanto da quello dei contenuti. Della sceneggiatura. Perchè la mia prima lode a Katai è proprio legata allo sforzo di aver prodotto un primo capitolo così lungo, l’impegno e il lavoro vanno sempre riconosciuti. Ma allo stesso tempo, c’era effettivamente da avvertire l’autore, perchè per un lavoro ancora al livello amatoriale il numero di tavole è troppo elevato: mettersi nei panni del lettore è spesso una capacità fondamentale per lavorare in questo campo, e non è segreto che il lettore medio potrebbe non trovare di suo gusto questa lunghezza. E le cose che succedono nel capitolo, perchè io vedo qualcosa succedere.

Tavola 12

Rileggendo il capitolo svariate volte mi sono accorto della particolare natura di questo monologo interiore di 46 pagine: in esso, il protagonista, di cui non sappiamo niente, passa attraverso svariati stati emotivi. Sorpresa, disperazione, speranza, presa di coscienza della realtà, dei propri limiti. Ansia. Claustrofobia. Paranoia. Il primo capitolo di Katai è la storia di un personaggio solo con i suoi pensieri, quasi delirante nella disperazione, e queste sue svariate fasi non potevano essere raccolte tutte in 16 pagine, sarebbero state troppo poche, il ritmo narrativo ne sarebbe risultato artificiosamente accellerato. Quando leggo il capitolo di Katai penso che sia stato soprattutto questo quello che vuole raccontare, riassumere un’introspezione, non dimenticandosi di dare elementi qua e la che a questo punto penso andranno a svelarsi poco a poco. Perchè il protagonista si trova da solo in questo mondo disabitato, come ci è arrivato e chi ce l’ha portato. Cosa è il simbolo sulla parete? Sono tante le risposte che Katai deve dare (eppure il tutto potrebbe risultare più semplice di quanto le nostre fantasiose menti decidano di complicare la situazione).

Tavola 24

Il più grosso difetto del capitolo rimane, a mio avviso, proprio questo: non vi è nessun compresso tra quanto l’autore vuole dire e quanto il lettore vuole sapere. Che abbia agito di sua sponte, o non si sia curato del lettore, mi appare chiaro come la luce del sole che questo fumetto è rivolto a persone disposte a fare uno sforzo per entrare in sintonia con le intenzioni dell’autore: Katai, per dirla in poche parole, non è mainstream. Detto questo potrebbe quasi sembrare che non essere mainstream sia un difetto: non vorrei essere frainteso, ma non essere mainstream significa rischiare lo scontro, fare qualcosa di diverso dalla norma vigente porta sempre a un conflitto. E superare questi conflitti, e riuscire a comunicare il proprio messaggio, anche metabolizzato, “omogeneizzato“, è per certi versi una delle essenze fondamentali del mestiere di fumettista, perchè altrimenti si rischia di parlare per sè stessi.

Tavola 29

Dovendo spendere qualche parola sull’aspetto tecnico del capitolo (come sempre ricordo che le mie sono impressioni da lettore, non sono un esperto di aspetti tecnici) due sono le cose che immediatamente ho notato. La prima è la presenza in alcune tavole (8 e 19 per esempio) di lunghe stese omogenee di retini, che ai miei occhi appaiono come spazi vuoti che penalizzano l’omogeneità, e l’effetto d’insieme della tavola. Il secondo aspetto sono i toni particolarmente scuri, la forte presenza di nero, ombre, scuri che appesantiscono molto i disegni. Le prime dieci tavole, inoltre, fungono quasi interamente da presentazione dell’ambiente in cui si svolge la vicenda, anche esse sono scure, e possono compromettere l’idea che si costiuisce alla prima lettura (la storia può dirsi iniziare all’undicesima tavola, infatti); la loro realizzazione, anche quella di alcuni ambienti interni, sebbene spogli, mi è parsa nel complesso buona. In alcune tavole sono presenti molti pensieri, e la loro collocazione in ogni vignetta mi è parsa ordinata.

Tavola 8

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