True Detective

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  • #996179
    Cornice
    Partecipante

    Questo è quello che ho provato prima di mettere i sottotitoli per cercare di seguire i discorsi di Rust! (fallendo miseramente)[SPOILER]Can Anyone Understand “True Detective?” | The Soup – YouTube[/SPOILER]

    #996184

    Questo è quello che ho provato prima di mettere i sottotitoli per cercare di seguire i discorsi di Rust! (fallendo miseramente)[SPOILER]Can Anyone Understand “True Detective?” | The Soup – YouTube[/SPOILER]

    Video davvero divertente (anche la mimica del tipo che fa McConaughey è spot-on). Io ho visto gli ultimi episodi senza sottotitoli perché non mi va di aspettare un giorno intero perché escano e devo dire che oramai mi sono abituato alle voci. A volte torno indietro per ascoltare di nuovo (specialmente con Rust), ma la stragrande maggioranza delle volte riesco fortunatamente a capire. Se, però, gli stessi americani sentono l’esigenza di realizzare una parodia come questa, mi sento confortato: a questo punto il problema è degli attori e delle loro voci (comunque molto territoriali, come ho scritto in uno dei miei primi commenti) e non semplicemente dei non-madrelingua.
    Ad ogni modo, manca un episodio e non capisco come un’ora possa bastare a chiudere il cerchio in maniera pienamente soddisfacente: mi auguro di cuore che duri più del solito (magari un’ora e mezza), anche se dubito che sarà così.

    Ho trovato quest’altra divertente parodia in giro: [youtube http://www.youtube.com/watch?v=qsYEl-EexCA/%5D

    #996211
    Caesar VII
    Partecipante

    Sulla parte in neretto non la penso come te. Credo che partendo dal presupposto che il personaggio sia nato per essere “figo” si snaturi invece quello che è in realtà. Secondo me noi abbiamo la stessa impressione che gli altri personaggi di True Detective hanno di lui, uno a cui piace sentirsi sopra le righe, a cui piace essere portatore di verità che cerca di infilare dappertutto, sottolineando quanto tutto quanto non abbia senso o sia soggetto a un’ipocrisia di base che è insita nell’essere umano. Credo che gli autori lo vogliano tenere distante al pubblico proprio con questi discorsi da freddo e cinico pessimista. Ed è perfettamente contrapposto a Marty che invece vive in una sorta di contraddizione continua con quello che dice di essere.

    Questa serie non è per il grande pubblico, ha come target solo una nicchia di spettatori un più sofisticati della media. Ed è per questa nicchia che il personaggio deve essere “interessante” e quindi hanno costruito la sua personalità con una serie di caratteristiche (non nuove nel cinema e nelle serie tv) tra cui una vena di antipatia, asocialità, incapacità di omologarsi e stare zitto di fronte alle ipocrisie che comporta una incapacità di immedesimazione da parte dello spettatore, che è ovviamente ricercata dagli autori, ma anche una buona dose di fascino: ho letto moltissime recensioni di gente letteralmente ammaliata dal personaggio e la serie è molto ruffiana da questo punto di vista. Trovo però che abbiano esagerato nel voler rendere intellettuale/filosofica ogni frase pronunciata da fuori da McConaughey con quella sua solita voce roca, esaspera troppo la sua saccenteria che per carità fa tutto parte del suo personaggio ma l’ho ritenuta in molti casi fuori luogo e forzata. Molto meglio, invece, come hanno reso la sua apparente insensibilità, per esempio, quando suggerisce il suicidio alla ragazza interrogata due episodi fa che aveva finito di essergli utile, il tutto senza variazioni nel tono di voce. Questa parte mi ha molto impressionato :sisi: molto di più della teoria di Rust sull’universo :sisi:

    Comunque ho visto adesso l’ultimo episodio uscito, sembrava quasi un’altra serie… Finalmente il caso occupa il tempo che merita, ritmo sostenuto, buon bilanciamento tra “azione” e parole senza disdegnare nessuna delle due cose. Brividi in molte scene. Ottimo non c’è che dire :tunz:

    #996319
    max23
    Membro

    Domani sera mi guarderò il finale :sbav:

    Comunque devo dire che a me Rust piace tantissimo come personaggio, e non trovo fuori luogo le sue dissertazioni…Anzi 😀
    Quelle nietzschiane di un paio di puntate fa mi sono piaciute particolarmente :asd:

    #996659
    Gilles Villeneuve
    Partecipante

    Il settimo episodio è bellissimo, lo metterei forse al secondo posto fra i più belli, o sul podio. Poco prima di metà episodio mi sono commosso.
    Orrore puro che rinsalda la coppia e la rende più compatta e affiatata che mai. Come al solito finale a bomba, con gran canzone country (o folk, non ho mai capito la differenza, sempre se esiste… :asd:)

    Anche l’ottavo episodio è ottimo. Non so se uno dei migliori, ma resta un gran bell’episodio.
    Se il finale fosse stato quella panoramica delle varie location della Louisiana sarebbe stato ottimo, dando merito al territorio che forse è il vero protagonista, ma anche questo happy end non dispiace e forse è meglio così. Dopo così tanto male in tutta questa storia, è giusto che ci sia un lieto fine, una mezza risata e una vera amicizia fra i due protagonisti (e proprio Rust che era l’eterno pessimista ci lascia con un ottimismo inaspettato). MCC finisce in gran stile.
    Che grande serie, davvero un filmone di 8 ore. HBO vuol dire qualità anche stavolta.

    #996689
    Jiraiya92
    Membro

    Finito di vedere la serie.

    Veramente ottima.
    Quello che avevo già detto lo confermo ancora.

    La prima metà di stagione si concentra di più sulle storie personali dei 2 protagonisti, mentre la seconda parte si focalizza di più sull’indagine.
    Mi è piaciuto che l’indagine sia stata affrontata in modo molto reale (e anche il passare degli anni è un fattore molto importante).

    Alla fine la serie si conclude con il finale dei protagonisti (cit. “abbiamo preso il nostro; non possiamo prenderli tutti noi. ci penseranno altri”) ma non con la conclusione totale/completa dell’indagine sulla famiglia allargata dei Tuttle.
    Visto il tipo di serie che è stata era inevitabile che si concludesse con un monologo di Rust (veramente bello e più emozionante rispetto al solito).

    [SPOILER]Il pezzo finale a Carcosa non solo trasmette tantissima tensione, ma è anche un capolavoro per scenografia, musiche, regia, fotografia e scelta della location[/SPOILER]

    Alcuni possibili indizi o elementi dati dagli autori (forse per sviare le deduzione degli spettatori) non sono stati spiegati (es: le bambole della figlia di marty posizionate come in una scena di stupro con 5 uomini, 5 come gli uomini della foto e del video dei rituali/stupri, ecc….
    Indizi e coincidenze non da poco, in quanto in questo caso potevano far suggerire un legame tra la figlia e la setta così come un semplice influenzamento delle parole di Marty mentre raccontava la storia dell’indagine a tavola con la famiglia).
    Ho letto che ad alcuni ha dato fastidio ciò, personalmente a me no. E’ un tipo di serie che ha sempre omesso qualcosa in favore di altre, e per le quali non si è curato più di tanto (una cosa quindi fatta volutamente).

    Su IMDB come score è la seconda serie tv di tutti i tempi. Personalmente non sono d’accordo. E’ un capolavoro, un gioiello ma per me ce ne sono altre da mettere al secondo (anche più intricate, più lunghe, ecc…).

    Alla fine sono rimasto perplesso per l’uso di 2 minuti di Clarke Peters :asd:

    #996697

    Su IMDB come score è la seconda serie tv di tutti i tempi. Personalmente non sono d’accordo. E’ un capolavoro, un gioiello ma per me ce ne sono altre da mettere al secondo (anche più intricate, più lunghe, ecc…).

    Per quanto possa valere il ranking di IMDB, puoi sempre mettere True Detective al primo posto e risolvi il problema del secondo. :asd:

    Alla fine sono rimasto perplesso per l’uso di 2 minuti di Clarke Peters :asd:

    In pratica si è trattato di un cameo di attore di casa HBO che evidentemente piaceva molto al direttore del casting o al regista. Ce ne sono stati molti in questi otto episodi, da Michaele Harney di Deadwood (Steve Geraci in True Detective) a Michael Potts di The Wire (il detective Gilbough) passando per Shea Whigham di Boardwalk Empire (il reverendo errante dei primi episodi) e Glenn Fleshler sempre di Boardwalk Empire (Errol). Una prassi comune per una miniserie americana dal budget elevato, specialmente una con due protagonisti totalizzanti come questa.

    Hai proprio ragione su Carcosa. Chissà che faticaccia costruire quel set enorme e pieno di dettagli! :asd:

    #996698
    Jiraiya92
    Membro

    Per quanto possa valere il ranking di IMDB, puoi sempre mettere True Detective al primo posto e risolvi il problema del secondo. :asd:

    Se non la metto seconda non lo metto tanto meno prima :icon_rolleyes:

    Il tuo parere invece?

    In pratica si è trattato di un cameo di attore di casa HBO che evidentemente piaceva molto al direttore del casting o al regista. Ce ne sono stati molti in questi otto episodi, da Michaele Harney di Deadwood (Steve Geraci in True Detective) a Michael Potts di The Wire (il detective Gilbough) passando per Shea Whigham di Boardwalk Empire (il reverendo errante dei primi episodi) e Glenn Fleshler sempre di Boardwalk Empire (Errol). Una prassi comune per una miniserie americana dal budget elevato, specialmente una con due protagonisti totalizzanti come questa.

    Hai proprio ragione su Carcosa. Chissà che faticaccia costruire quel set enorme e pieno di dettagli! :asd:

    Peters negli ultimi 2 anni ha avuto un ruolo molto rilevante in Person of Interest, che è della CBS.
    In ogni caso tra tutti quelli da te citati è quello che è rimasto in scena di meno, ma di molto. Quindi se permetti rimango ancora perplesso dal suo utilizzo (sapendo che è molto bravo a recitare).:asd:

    Riguardo Carcosa: in fin della fiera sono solo rami e ragnatele :asd:

    #996700

    Se non la metto seconda non lo metto tanto meno prima :icon_rolleyes:

    Il tuo parere invece?

    Mah, non sono il tipo che fa classifiche. Considerando che è una miniserie e non una serie vera e propria, la metterei nell’Olimpo insieme alle varie Band of Brothers, The Pacific, Sherlock (che forse non è nemmeno una miniserie così come non è una serie convenzionale) e così via. È stata certamente una ventata d’aria fresca in panorama televisivo da troppi anni saturo sì di molti bei progetti, ma vuoto di reali novità in grado di presentarsi al pubblico e di presentare un messaggio in chiave innovativa. Sicuramente fra dieci anni mi ricorderò ancora di True Detective: questo posso dirtelo senza tentennare. :ahsisi:

    Peters negli ultimi 2 anni ha avuto un ruolo molto rilevante in Person of Interest, che è della CBS.
    In ogni caso tra tutti quelli da te citati è quello che è rimasto in scena di meno, ma di molto. Quindi se permetti rimango ancora perplesso dal suo utilizzo (sapendo che è molto bravo a recitare).:asd:

    Eh, sì, ma a parte fare il cattivo dell’HR, è molto più conosciuto come il detective Freamon di The Wire. Poi so che ha avuto un ruolo rilevante in un’altra serie di David Simon, Treme (che, però, non ho visto, per cui evito volentieri di parlarne).
    Al di là della bravura dell’attore, un cameo è rilevante proprio se ad interpretarlo è un attore conosciuto. Pure in 12 Years a Slave Brad Pitt (che, con tutto il rispetto possibile per Peters, gioca in un’altro campionato in quanto a notorietà :asd:) compare per cinque minuti, ma probabilmente quei cinque minuti sono i più significativi di tutto il film a livello contenutistico. Se, ad esempio, quel prete fosse stato interpretato da uno sconosciuto, non ti ricorderesti nemmeno il personaggio in questione. Invece, te lo ricordi eccome grazie alla faccia dell’attore noto. Sono trucchetti di produzione.

    Riguardo Carcosa: in fin della fiera sono solo rami e ragnatele :asd:

    Rami elaborati in sculture di varie forme e dimensioni che qualcuno avrà dovuto assemblare. E sono tantissimi. Roba da cinema, considerando che non erano prodotti in CGI. :ahsisi:

    #996704
    Jiraiya92
    Membro

    Mah, non sono il tipo che fa classifiche. Considerando che è una miniserie e non una serie vera e propria.

    E’ una serie a tutti gli effetti. Che sia strutturata a “saghe” per ogni stagione diversa poco importa. La seconda stagione poi è già stata confermata.
    L’unica cosa diversa dalle altre serie è appunto la struttura a saghe di stagione in stagione, ma sempre si chiameranno “true detective”.

    È stata certamente una ventata d’aria fresca in panorama televisivo da troppi anni saturo sì di molti bei progetti, ma vuoto di reali novità in grado di presentarsi al pubblico e di presentare un messaggio in chiave innovativa. Sicuramente fra dieci anni mi ricorderò ancora di True Detective: questo posso dirtelo senza tentennare. :ahsisi:

    Se vogliamo essere pignoli anche qui non è che ci sia questa grande innovazione.
    E’ un classico crime con introspezione dei protagonisti, di cui uno dipinto in maniera abbastanza netta da “superiore”,ecc… (come descritto bene da Caesar). E anche il messaggio non è innovativo, anzi.
    Sono tutte situazioni già viste, ma la bellezza della serie è il come sono state scritte.
    Questa serie verrà ricordata per le 2 interpretazioni e la sceneggiatura ben scritta, non di sicuro per la storia o per le “innovazioni” (che appunto essenzialmente non ci sono).

    Innovativo è invece Breaking Bad per una serie di vari motivi (così come lo fu “The Wire”), però si andrebbe OT.

    Rami elaborati in sculture di varie forme e dimensioni che qualcuno avrà dovuto assemblare. E sono tantissimi. Roba da cinema, considerando che non erano prodotti in CGI. :ahsisi:

    Il commento era ironico :asd:

    #996706

    E’ una serie a tutti gli effetti. Che sia strutturata a “saghe” per ogni stagione diversa poco importa. La seconda stagione poi è già stata confermata.
    L’unica cosa diversa dalle altre serie è appunto la struttura a saghe di stagione in stagione, ma sempre si chiameranno “true detective”.

    No, non è stata ancora ufficialmente confermata una seconda stagione. Si dice che la HBO stia aspettando di trovare gli attori protagonisti prima di fare l’annuncio. Certo, dopo un McConaughey così, dovranno impegnarsi parecchio (sparando un nome a caso, Brad Pitt sarebbe il massimo).
    Se, poi, per te, basta il titolo perché True Detective debba essere considerata alla stregua di Breaking Bad, mentre dovrebbe essere la lunghezza della storia raccontata a dover fare la differenza (62 episodi sono 8 volte gli 8 episodi della prima stagione di True Detective), allora ti dico che forse ho preferito True Detective a Breaking Bad, che nelle prime due stagioni non mi entusiasmò molto alla prima visione.

    Se vogliamo essere pignoli anche qui non è che ci sia questa grande innovazione.
    E’ un classico crime con introspezione dei protagonisti, di cui uno dipinto in maniera abbastanza netta da “superiore”,ecc… (come descritto bene da Caesar). E anche il messaggio non è innovativo, anzi.
    Sono tutte situazioni già viste, ma la bellezza della serie è il come sono state scritte.
    Questa serie verrà ricordata per le 2 interpretazioni e la sceneggiatura ben scritta, non di sicuro per la storia o per le “innovazioni” (che appunto essenzialmente non ci sono).

    Innovativo è invece Breaking Bad per una serie di vari motivi (così come lo fu “The Wire”), però si andrebbe OT.

    Ho spiegato secondo quali criteri considero True Detective un progetto innovativo rispetto a quanto prodotto negli ultimi anni:
    – il modo di presentarsi al pubblico, in formato antologico con storie diverse con attori diversi con registi diversi. Inoltre, non sottovalutare il fatto che tutti e 8 gli episodi sono stati scritti da un’unica persona e sono stati diretti da un’unica persona: mi sai fare altri esempi in cui è accaduta una cosa simile in televisione negli ultimi anni? A me non viene in mente nulla;
    – il modo di veicolare il messaggio: io qualcosa come i monologhi di Rust in televisione non l’ho mai vista; vi si avvicina molto Dexter, ma lì alla voce del personaggio corrispondono immagini tratte dalla sua vita quotidiana e non il suo semplice volto a telecamera fissa e a sguardo spento. Inoltre, il tono stesso di Dexter è estremamente ironico, persino comico a sprazzi, in modo da risultare digeribile a chi ascolta; Rust, al contrario, è melanconico, deprimente, disperato: tre caratteristiche che di certo non avvicinano lo spettatore. Al contrario, rischiano di allontanarlo.
    Parlo di innovazione della forma, in ultima analisi.

    Passando a Breaking Bad, direi che innovativo sotto il piano contenutistico non lo è di certo (mentre True Detective, pur non inventando nulla – e ci mancherebbe altro: chi nel 2014 è in grado di inventare davvero qualcosa di nuovo? Chissà se è esiste un tipo del genere -, espone concetti non nuovi al medium seriale, ma inconsueti (sette sataniche, dissertazioni filosofiche di natura estemporanea), e lo fa in maniera diretta, senza la mediazione di situazioni dalle quali poi noi spettatori dobbiamo ricavare la morale: in questo è molto più simile ad un libro che ad un film). Al massimo si può dire che ha avuto un ruolo decisivo nell’avvicinare l’estetica televisiva a quella cinematografica (in alcuni casi superando la media degli ultimi anni di cinema americano). Un altro aspetto di innovazione è la magistrale evoluzione del protagonista, che cambia totalmente dall’inizio alla fine della serie (Walter White sarà ricordato negli anni a venire dagli appassionati e dagli studiosi della materia), laddove, invece, la televisione è tipicamente il contenitore in cui si tende a restare sempre uguali a se stessi pur modificando certi comportamenti in una sorta gattopardismo. Di più non ci vedo sotto questo aspetto: la storia è presentata in maniera abbastanza convenzionale.

    The Wire, infine, è innovativo in quanto ancorato totalmente alla realtà: tutto ciò che succede in The Wire o è realmente successo in contesti simili o potrebbe tranquillamente succedere date quelle circostanze. È un caso più unico che raro in cui la realtà batte l’immaginazione. Sotto gli aspetti tecnici non offre nulla di nuovo, a mio modesto avviso.

    #996709
    Jiraiya92
    Membro

    Stiamo andando OT.

    Concludo qui il mio discorso cercando di essere il più sintetico possibile, anche perchè quello che avevo da dire l’ho già detto :wink::

    No, non è stata ancora ufficialmente confermata una seconda stagione. Si dice che la HBO stia aspettando di trovare gli attori protagonisti prima di fare l’annuncio. Certo, dopo un McConaughey così, dovranno impegnarsi parecchio (sparando un nome a caso, Brad Pitt sarebbe il massimo).

    Ma la seconda stagione si farà in ogni caso (salvo clamorosi dietro-front).
    L’eredità sarà sì difficile.

    Se, poi, per te, basta il titolo perché True Detective debba essere considerata alla stregua di Breaking Bad, mentre dovrebbe essere la lunghezza della storia raccontata a dover fare la differenza (62 episodi sono 8 volte gli 8 episodi della prima stagione di True Detective), allora ti dico che forse ho preferito True Detective a Breaking Bad, che nelle prime due stagioni non mi entusiasmò molto alla prima visione.

    Ma allora a questo punto nessuna serie potrebbe essere paragonata ad un’altra per via della loro diversa lunghezza e minutaggio.
    In ogni caso: La seconda stagione farà parte di True Detective, non è che avrà un nome diverso.
    Si ripartirà con storia e personaggi nuovi ma farà sempre parte dell’universo di True Detective.

    Non si potranno considerare come cose totalmente staccate. Si potrà invece giudicarle come “saghe” diverse (è questo che volevo dire prima). True Detective è una serie con al suo interno mini-storie (che poi tanto “mini” non sono dato che sono di 8 ore :asd:) che si sviluppano nell’arco di una stagione.

    Non capisco poi perchè in questo punto hai tirato fuori il paragone con BB dato che non ho parlato di preferenze. :mah:

    Ho spiegato secondo quali criteri considero True Detective un progetto innovativo rispetto a quanto prodotto negli ultimi anni:
    – il modo di presentarsi al pubblico, in formato antologico con storie diverse con attori diversi con registi diversi. Inoltre, non sottovalutare il fatto che tutti e 8 gli episodi sono stati scritti da un’unica persona e sono stati diretti da un’unica persona: mi sai fare altri esempi in cui è accaduta una cosa simile in televisione negli ultimi anni? A me non viene in mente nulla;

    E’ innovativo il format della serie, cioè la sua struttura, ma non quello che propone (chiamiamo quest’ultima cosa “concept” anche se non è il termine esatto).
    In questo primo punto hai detto proprio questo, e sono d’accordo.

    – il modo di veicolare il messaggio: io qualcosa come i monologhi di Rust in televisione non l’ho mai vista; vi si avvicina molto Dexter, ma lì alla voce del personaggio corrispondono immagini tratte dalla sua vita quotidiana e non il suo semplice volto a telecamera fissa e a sguardo spento. Inoltre, il tono stesso di Dexter è estremamente ironico, persino comico a sprazzi, in modo da risultare digeribile a chi ascolta; Rust, al contrario, è melanconico, deprimente, disperato: tre caratteristiche che di certo non avvicinano lo spettatore. Al contrario, rischiano di allontanarlo.
    Parlo di innovazione della forma, in ultima analisi.

    Innovazione della forma è data dalla scrittura/sceneggiatura, proprio come avevo detto.
    In questi termini dato che ogni scrittura è diversa dall’altra si può dire che ogni serie è innovativa nel suo piccolo.

    Riguardo al veicolare il messaggio: non è la prima che si vedono queste cose. La differenza è che in True Detective tali cose sono scritte meglio, più “ispirate” e profumano più “d’autore”.
    E anche il personaggio che vaneggia e che tende a distaccarsi dallo spettatore, il quale difficilmente proverà empatia per lui, non è affatto la prima volta che si vede (non si è visto molto ma lo si è visto). Come sopra, è il metodo di scrittura a fare la differenza.

    Passando a Breaking Bad, direi che innovativo sotto il piano contenutistico non lo è di certo

    Si contano sulla dita di una mano le storie in cui ci si domanda fino a dove si è disposti ad arrivare e fare per salvare/preservare la propria famiglia (inteso come tema portante di tutto lo show).
    In tv dovrebbe essere il primo esempio, e anche per quanto riguarda il cinema si tratterebbe di un caso straordinario a se stante dato che questo tipo di storie al cinema non solo sono poche, ma deviano sempre verso qualcos’altro rispetto a quello proposto da BB.
    “Contenuto” è anche l’evoluzione del protagonista, e come hai detto tu stesso rappresenta un aspetto d’innovazione.

    mentre True Detective, pur non inventando nulla, espone concetti non nuovi al medium seriale, ma inconsueti (sette sataniche, dissertazioni filosofiche di natura estemporanea), e lo fa in maniera diretta,senza la mediazione di situazioni dalle quali poi noi spettatori dobbiamo ricavare la morale: in questo è molto più simile ad un libro che ad un film).

    True detective si pone l’obbiettivo di far vedere letteralmente i “true detective”.
    Fa vedere cose ampiamente viste nei crime (anche le sette sataniche).
    Ciò che porta effettivamente in più e di diverso in questo genere sono le dissertazioni filosofiche (presenti in fin della fiera per poco meno di metà stagione), che caratterizzano la serie (ma sarà così anche nella seconda stagione?). Se non vi fossero state queste la serie non avrebbe avuto fin’ora un proprio carattere distintivo.

    Al massimo si può dire che ha avuto un ruolo decisivo nell’avvicinare l’estetica televisiva a quella cinematografica (in alcuni casi superando la media degli ultimi anni di cinema americano).

    Questo è verissimo, ma anche qui ci sono stati tanti esempi di serie tv che avvicinano i due tipi di estetiche (anche BB lo fa. negli ultimi anni è un fenomeno in costante aumento).
    Se dobbiamo tornare indietro nel tempo possiamo dire che uno dei primi precursori, se non il primo, a fare ciò fu “Twin Peaks”.

    Un altro aspetto di innovazione è la magistrale evoluzione del protagonista, che cambia totalmente dall’inizio alla fine della serie (Walter White sarà ricordato negli anni a venire dagli appassionati e dagli studiosi della materia), laddove, invece, la televisione è tipicamente il contenitore in cui si tende a restare sempre uguali a se stessi pur modificando certi comportamenti in una sorta gattopardismo. Di più non ci vedo sotto questo aspetto: la storia è presentata in maniera abbastanza convenzionale.

    Dici poco. Tutta la serie parte e si fonda su questo concetto (in riferimento all’evoluzione del protagonista), e come naturale conseguenza anche la storia risulta innovativa in generale. (es. cose come la produzione di droga per sostenere la propria famiglia da parte di un malato di cancro non si sono mai viste). La domanda che ci si deve porre è: abbiamo mai visto una serie con tema principale il viaggio personale del protagonista come Walter White? Ovviamente no.
    Altre cose le ho scritte sopra.
    In pratica in BB il concept è originale. In True Detective, come già detto, è il format della serie ad essere originale.

    Non vedo però perchè si debba ritenere eccessivamente un fattore negativo la “non innovazione”. Come hai detto bene, è sempre più difficile inventarsi qualcosa man mano che gli anni passano.
    True Detective è innovativo? no.
    Per questo è brutto? assolutamente no.

    Bada che non è un mio pensiero così campato in aria. I recensori, e da quanto ho letto in internet anche la quasi totalità dei commentatori/spettatori, pensano la stessa cosa.
    Ma come detto sopra, ciò non vuol dire affatto che una cosa non innovativa sia brutta. Infatti True Detective è un ottimo prodotto.

    PS:

    The Wire, infine, è innovativo in quanto ancorato totalmente alla realtà: tutto ciò che succede in The Wire o è realmente successo in contesti simili o potrebbe tranquillamente succedere date quelle circostanze. È un caso più unico che raro in cui la realtà batte l’immaginazione. Sotto gli aspetti tecnici non offre nulla di nuovo, a mio modesto avviso.

    The Wire propose un format nuovo per via della sua struttura come serie, proprio come True Detective farà/ha già fatto con l’avvento della seconda stagione.

    #996723

    Rispondendo brevissimamente e limitandomi a precisare cose scritte in precedenza in modo da non alimentare ulteriormente l’OT:

    – Breaking Bad lo hai tirato fuori tu e non io, se rileggi attentamente la conversazione. Ad ogni modo, Breaking Bad, a livello mediatico, è stato l’ultimo evento seriale andato in onda a produrre una reazione di critica e pubblico paragonabile a quella generata da True Detective;

    – se non vedi la differenza fra una (mini)serie di 8 puntate e una serie di 62, il problema direi che è tuo. A questo punto paragoniamo un cortometraggio di quindici minuti ad un film di quattro ore e giudichiamoli seguendo gli stessi criteri. Ti accorgi che c’è qualcosa che stride? Si tratta di formati diversi che richiedono diversi metri di giudizio; alla stessa maniera, non sarebbe intellettualmente onestissimo un ragionamento che paragona serie della cable TV a serie dei grandi network in chiaro, che si prefiggono obiettivi numerici e utilizzano metodi rappresentativi differenti;

    – se la storia della “seconda stagione” di True Detective ti venisse presentata con un altro titolo, probabilmente non ti accorgeresti nemmeno che si tratta di una saga diversa dello stesso universo – uso la tua terminologia, ndw -, perché cambierà davvero tutto, persino le tematiche (stando a primissime rivelazioni di Pizzolato). In The Wire, invece, nonostante l’introduzione continua di nuovi fronti narrativi, la compattezza logistica (per cinque stagioni le vicende hanno luogo nella città di Baltimora, che puoi intendere come metafora dell’America tutta oppure vederla come un caso isolato a seconda dei punti di vista) e, per l’appunto, tematica (la società nei suoi gangli istituzionali fondamentali) non viene mai meno. In True Detective, al contrario, la prima stagione ha raccontato la storia di Rust Cohle e Marty Hart in un determinato lasso di tempo. La cosiddetta seconda, a parte il titolo, con loro non avrà nulla a che fare (mentre McNulty, Omar, Stringer Bell e soci, salvo dipartita, sono sempre lì). Tra l’altro, mi pare ovvio che il titolo True Detective sarà utilizzato in ogni caso; si tratta di ragioni di marketing: se vuoi costruire un brand e incrementare di anno in anno gli ascolti/profitti, non puoi cambiare nome a quel brand di anno in anno. Sarebbe folle. Per questo scrivevo che mi pare un’operazione scorretta paragonare nel dettaglio Breaking Bad a True Detective;

    – l’idea di fondo di Breaking Bad non è “cosa farebbe un uomo per preservare la propria famiglia”, come hai scritto tu, bensì “cosa farebbe un uomo per se stesso, per sentirsi realizzato”. Per i più duri di comprendonio (mi riferisco ai fan sfegatati di Walter White che utilizzavano proprio la scusa da te citata per giustificare le sue azioni sempre più aberranti – ora non so se tu rientravi in questa categoria al momento della prima messa in onda dello show), Vince Gilligan lo ha pure esplicitato nel series finale. Nell’ultimo momento di sincerità con la moglie, finalmente liberandosi dalle catene dell’ipocrisia nelle quali si era costretto ad inizio serie, Walter pronuncia le oramai celeberrime frasi: “I did it for me. I was good at it. I liked it. And I was…I was alive.” 😉

    #996728
    Caesar VII
    Partecipante

    Premessa dovuta: la serie mi è piaciuta, e anche molto.

    Però rimango della mia opinione, la serie soffre di un eccesso di critiche positive da parte del pubblico spettatore (la critica in generale) dovute probabilmente al “effetto McConaughey” (è il suo anno, non c’è che dire) e all’effetto “sindrome da orfani di Breaking Bad” (si cerca l’erede a tutti i costi) che hanno portato ad esaltare aspetti sicuramente positivi ma tralasciando i punti deboli della serie (abbastanza clamorosamente a mio parere, visto che in un altro momenti e con altre serie la critica in generale non è mai stata così permissiva).
    Bellissime le atmosfere, la recitazione, la fotografia, l’introspezione dei protagonisti e tutto quel volete ma basta questo a giustificare una storia tutto sommato debole? Il caso “giallo” alla fine è molto deludente, sia nello sviluppo che nella conclusione.
    Badate bene che comunque ho avuto i brividi in più di una occasione, finale compreso, ma la storia non è sinceramente nulla di nuovo e le deduzioni logiche dei veri detective abbastanza “normali” da essere quasi casuali… Anche la gestione dal ritmo spezzato, con tutti quei nomi dei colpevoli senza volto (morti prima del finale) che rendono difficile seguire lo sviluppo del caso non hanno aiutato.
    Il ritmo della serie è un altro punto dolente, di cui mi sono già espresso in passato. Io stavo per mollare tutto a metà della terza puntata, ero ammorbato a morte dalla pesantezza di Rust (che a quanto pare su di me esercita molto meno fascino di quanto ne ha suscitato in giro) ma poi per fortuna sono arrivato alla fine della puntata stessa dove un brivido mi è salito lungo la schiena e quindi perseverato e sono stato ripagato dello sforzo iniziale.
    Questa serie ha una struttura cinematografica anche nell’impostazione: parte iniziale di conoscenza (profonda) dei protagonisti, parte centrale con sviluppo dalla storia fino ad un punto che sembra la conclusione della faccenda e poi il vero finale dove tutti i nodi vengono sciolti. La perdita della serialità non è stata necessariamente un bene (a meno che non la si guardi tutta di fila) e l’aspetto “crime” della serie non ne ha guadagnato.

    Tutto questo per dire che la serie comunque è un piccolo gioiello, eccessivamente valutato questo si. A distanza di una settimana dalla visione del finale ho capito che come esperienza di visione mi ha lasciato ben poco oltre a qualche scena veramente memorabile, cosa che altre serie contemporanee invece non stanno facendo (la rivelazione Black Sails, la sublime seconda stagione di Banshee e l’ancora in corso seconda stagione di Vikings, 3 serie che, tra parentesi, consiglio a tutti)

    #996730
    Gilles Villeneuve
    Partecipante

    Personalmente continuo a non capire le critiche all’eccessiva filosofia di Rust. Soprattutto quando finisce l’interrogatorio e Rust viene mostrato per quello che è, quando si muove, quando ragiona, quando agisce e quando parla con Marty: si capisce che durante l’interrogatorio recitava parecchio sfottendo i 2 detective, dato che non se ne fregava più di tanto di quell’indagine e dato che non aveva voglia di starsene là.
    Ripeto, questo lo si nota già durante quelle puntate e lo si capisce di più quando Rust torna in azione: non è ancora fissato con quei discorsoni e a stento dice qualche frase “profonda”.
    Il problema sarebbe stato se il ritmo fosse calato a causa di monologhi vuoti, inutili, ma quel che dice non è mai banale.

    Spesso mi sono perso i dettagli del caso, ma mi è piaciuto parecchio come siano stati inseriti storie e personaggi che hanno dipinto una Louisiana drogata e persa, dove i nostri vagano come sceriffi soli contro tutti per dare luce alla vicenda e giustizia alle vittime, quasi come un western fra campagne e paludi invece che deserti.
    Non sono per niente esperto di serie e non posso aggiungere altro, ma ricorderò sempre questa per come ogni episodio sia diverso dagli altri (non solo nella colonna sonora)

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