neon genesis evangelion…

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  • #989125
    Regola
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    Il crollo di Asuka è assolutamente mal gestito, ma almeno avviene. Ciò smuove finalmente le acque e porta avanti una trama che iniziava a ingolfarsi in maniera pietosa.

    Buffo. Abbiamo detto la stessa cosa in due modi diversi.

    Sulla negazione del “volemose bene” di certo NGE non è il primo. Così a freddo mi viene lo schockante (per allora) finale di Devil Man o anche varie situazioni di Seinen più recenti come Berserk.

    Non è il primo ma ce ne sono veramente pochi. Probabilmente un altro modo per distinguersi, se vuoi, oppure derivante dal fatto che i finali nel mondo degli anime/manga sollevano da sempre questioni controverse. Nello scorso decennio penso la palma di “finale controverso” se la siano divisa Code Geass e Death Note (sicuramente c’è qualche altro titolo ma non mi viene in mente).

    Da howardiano convinto, stranamente, Berserk è uno di quei seinen con cui ho un rapporto da sempre conflittuale, perchè nonostante i picchi altissimi che raggiunge (vedi Eclissi) è sostanzialmente gratuito nel suo essere splatter, ed è qualcosa di cui deve venirmi voglia.

    [SPOILER]Aaaah stasera vado troppo facilmente in OT!![/SPOILER]

    Un appunto sulla cristalizzazione: hai ragione, per quanto mi riguarda è qualcosa con cui sono sceso a patti anni fa, continuo con questa mia passione nella speranza di incrociare qualche autore che ha sublimato il lavoro dei precedenti, e che nel suo piccolo riesce a dare vita a qualcosa di nuovo. Anche breve. Succede molto di rado, a dire il vero, mi aiuta il fatto che a volte mi accontento con poco. Indubbiamente in Giappone manga/anime sono considerati alla stregua di beni di consumo (la differenza tra alcuni fumettisti nostrani, che vogliono arricchire il loro lavoro di chissà quali significati, i giapponesi in questo mi son parsi sempre molto umili… anche Anno stesso, in un’intervista lo scorso affermò che in certi momenti i fan hanno visto più di quanto facesse lui nel suo lavoro) e quindi in contenuti sono molto diluiti… ne parlavo qualche tempo fa sul blog, quando ho spiegato come funziona il mercato dell’animazione giapponese: sono proprio gli investitori a premere per avere tanta roba da trasmettere, senza preoccuparsi della qualità o dei contenuti.

    #989126
    Querion
    Membro

    Buffo. Abbiamo detto la stessa cosa in due modi diversi.

    Ma mi pare che sia da un pò che arriviamo alle stesse conclusioni, ma da pensieri diversi. Non mi sorprende.

    Non è il primo ma ce ne sono veramente pochi. Probabilmente un altro modo per distinguersi, se vuoi, oppure derivante dal fatto che i finali nel mondo degli anime/manga sollevano da sempre questioni controverse. Nello scorso decennio penso la palma di “finale controverso” se la siano divisa Code Geass e Death Note (sicuramente c’è qualche altro titolo ma non mi viene in mente).

    Code Geass non l’ho visto e non ho una buona opinione di Death Note, almeno di una parte, ma spesso il finale tragico o quasi dovrebbe essere l’ovvia conclusione di molte, troppe trame che finiscono col volemose bene.

    [SPOILER]Aaaah stasera vado troppo facilmente in OT!![/SPOILER]

    Un appunto sulla cristalizzazione: hai ragione, per quanto mi riguarda è qualcosa con cui sono sceso a patti anni fa, continuo con questa mia passione nella speranza di incrociare qualche autore che ha sublimato il lavoro dei precedenti, e che nel suo piccolo riesce a dare vita a qualcosa di nuovo. Anche breve. Succede molto di rado, a dire il vero, mi aiuta il fatto che a volte mi accontento con poco. Indubbiamente in Giappone manga/anime sono considerati alla stregua di beni di consumo (la differenza tra alcuni fumettisti nostrani, che vogliono arricchire il loro lavoro di chissà quali significati, i giapponesi in questo mi son parsi sempre molto umili… anche Anno stesso, in un’intervista lo scorso affermò che in certi momenti i fan hanno visto più di quanto facesse lui nel suo lavoro) e quindi in contenuti sono molto diluiti… ne parlavo qualche tempo fa sul blog, quando ho spiegato come funziona il mercato dell’animazione giapponese: sono proprio gli investitori a premere per avere tanta roba da trasmettere, senza preoccuparsi della qualità o dei contenuti.

    Preferisco questi spunti al purtroppo spesso sterile discutere di una serie.
    Capisco quello che dici, e purtroppo arrivo anche a comprenderlo economicamente, ma non credo neanche a quel che dici sui Giapponesi umili. Un autore rimane un autore, piegarsi totalmente alle logiche di mercato mi pare avvilente.
    Anche senza cercare chissà chi, perché molti autori di comics riescono a fare prodotti di qualità e spesso originali pur rimanendo dietro linee guida piuttosto rigide (seppur circondati da trame viste e riviste) e i mangaka spesso no?
    Posso pure dare la colpa alla società nipponica e a un diverso tipo di produzione (sicuramente in Giappone più multimediatico ed esteso), ma non mi basta.
    Eppure non mi considero di gusti troppo difficili, semplicemente la ripetitività mi annoia, ed è una componente estremamente comune negli anime ultimamente.

    #623937
    Regola
    Membro

    Detto in termini molto semplice (anche perchè Morfeo reclama il suo tributo) sono dell’idea che per il mercato giapponese allo stato attuale la ripetitività convenga, poichè sinonimo di stabilità e sicurezza. I produttori sanno come non sbagliare, gli spettatori sanno che non verranno delusi. Infatti Aku no Hana è una delle tre serie che ha venduto peggio nell’ultimo anno (600 copie il BD del primo volume, 400 il secondo). Poichè migliaia di persone si mantengono e portano il pane in tavola così non me la sento di denigrare troppo il sistema.

    [SPOILER]Ricorderò sempre Ikeda, di Rosario Vampire, che alla notizia della serializzazione del suo manga commentò ““[/SPOILER]

    Per quanto riguardala differenza coi comics, credo dipenda tanto da tre fattori :
    1- molto spesso questi vengono prodotti in team, mentre il mangaka come figura professionale è quello che si occupa di “tutto” (in realtà no, se pensiamo al lettering), e la tecnica del disegno è sicuramente più facile da acquisire di quella della sceneggiatura
    2- tempi di pubblicazione: da sempre sono dell’idea che 17 pagine a settimana siano la misura perfetta per nascondere al lettore quando l’autore non sa che pesci pigliare
    3- l’accesso alle tematiche, i big dei comics possono anche variare, associandosi a un altro sceneggiatore/disegnatore possono presentare qualcosa di diverso, un mangaka è incatenato alla sua rivista (e ai paletti che questa impone).

    calcola inoltre che il fumetto underground nipponico da noi non arriva, ed è qualcosa che dubito potremmo capire.

    come lettore, tuttavia, tendo a paragonare la stasi dei manga alla stessa che condanna gli autori che lavorano per bonelli, per intenderci. Si tratta comunque di un mercato strano, retto da leggi strane, che è difficile da paragonare ai nostri anche per i numeri: Weekly Shonen Jump ha due milioni e mezzo di tiratura, Weekly Shonen Magazine un milione e mezzo; in USA Detective Tales vende 150mila copie l’anno, in Italia Ortolani ha una tiratura di 50mila copie… in sistemi così grossi e ingombranti è difficile innovare, anche solo farle notare, le innovazioni.

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