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26 Maggio 2010 alle 18:18 #630236Leunam86Membro
Vi posto qui per puro diletto un racconto che ho scritto un paio d’anni fa sull’onda dell’euforia di Sin City (il racconto è ispirato a quelle opere)…fatemi sapere che ne pensate
Notte afosa nella vecchia e decrepita Basin City, le strade non sono più affollate di gente indaffarata quando io apro gli occhi e ritrovo coscienza di me: sono Charlie Austin, ho 47 anni e sono impiegato alle poste, sono sposato con Claire Fenson da sette anni, non ho figli e non posso averne a causa di una fottuta malattia che rende totalmente sterili e che colpisce una persona su mille, stavolta la bastarda ha beccato un impiegato delle poste, non gli è andata poi così bene, avrebbe potuto colpire un ricco industriale che avrebbe così visto sfumare la possibilità di un successore diretto alla guida del suo impero.
Claire continuava ad urlare ed a rompere i piatti mentre con santa tranquillità gli spiegavo della mia malattia, mi chiamò con appellattivi che nessun uomo voleva sentire al primo anno di matrimonio, in quel raro momento di delirio, aveva sempre sognato una vita nel più classico stile americano: casa con giardino sul retro, cane scondinzolante e una nidiata di marmocchi con le dita nel naso e gli occhi rossi di lacrime.
Non aveva avuto nulla di tutto ciò ma gli regalai un gatto, non si sarebbe infilato le dita nel naso come un bambino ma per lo meno scondinzolava, e il nostro Gladys scondinzolava sempre.
Mi alzo e resto seduto sulla mia sponda del letto per un paio di minuti, quelli necessari a riconnettere al cervello tutte le funzioni primarie cioè ricordarsi come ci si veste e dove sono le chiavi della macchina.
-Charlie amore, esci di nuovo?- Mi dice Claire nel dormiveglia, scrutandomi nella penombra della stanza.
-Ho il lavoro tesoro non te lo ricordi? Ogni primo mercoledi del mese!- Dico io cercando di non spezzare quel raro momento in cui il mio cervello non solo non capiva nulla di ciò che stava accadendo, ma addirittura se ne infischiava.
Claire si rigira nel letto, voltandosi verso la finestra socchiusa dalle persiane e dandomi così di spalle.
-Ah giusto amore! Ricordati di comprare il latte quando torni che lo abbiamo finito ieri!- Dice lei sempre più decisa ad addormentarsi al prossimo respiro.
Mi volto verso di lei, girando la testa ed osservo il suo corpo martoriato dai sette anni di matrimonio con me, rischiarato dal neon che gli impiastri del bar sotto casa avevano affisso per rendersi più visibili…e demolire ogni speranza di riaddormentarsi; la osservo a lungo pensando, sei fortunata che bevo solo caffè e che siamo nel 2005, altrimenti ti avrei già dato in pasto ad una folla bramosa di ardere una strega amore!
Mi alzo senza degnare di risposta Claire che si riaddormenta come avevo previsto.
Ciondolando come uno zombie appena uscito dalla tomba, arrivo al bagno del corridoio e chiudo la porta dietro di me.
Mentre svolgo le normali funzioni fisiologiche e mi faccio la barba ripenso alla poiana che dorme con me da sette anni e che sembra marcire ogni giorno di più, non mi ci vuole molto ragionamento per capire che ormai il matrimonio è agli sgoccioli o che probabilmente è già finito da un bel pezzo.
La favola della principessa e del principe si è trasformata in quella della strega e dell’orco.
Lei continua a chiamarmi amore ma il muro di cartapesta che si è costruita con questa parola non regge più da tempo, ho scrutato in quel muro e so che se potesse infilarmi un coltello nella schiena e rimanere in libertà lo farebbe anche subito, anche qui, mentre mi sto radendo.
Lei è stufa della sua vita da massaia ipertesa, l’unico attimo di vera eccitazione da sette anni a questa parte per lei è vedermi uscire alla mattina; lei è stufa anche dei miseri dollari che riporto a casa e che continuo (forse per abitudine) a chiamare stipendio: siamo seri, i bambini al loro compleanno ricevono molti più soldi dai loro nonni.
Lei è stufa e i suoi nervi si stanno sfaldando sempre di più, mi aspetto che, un giorno o l’altro, la pentola a pressione che ha attaccata alle sue spalle scoppi e che mi accolga al mio ritorno con una pistola comprata al negozio di armi di fronte a casa.
Lei mi dice cercati un vero lavoro e abbandona quella feccia che fai ora, come se a Basin City ti offrissero un lavoro per le strade: basta schioccare le dita, firmare sotto la linea tratteggiata e inviare la tua anima al diavolo presso casella postale tal dei tali.
Per un istante rimango spaesato, a piedi nudi nel corridoio e senza un’apparente spiegazione a cosa sto facendo poi tutto torna chiaro, il cervello mi suggerisce le parole e mi conduce fino in cucina dove una tazza colma di caffè mi ricorda che quella bevanda ormai fredda ed insipida, è la mia colazione.
Mentre finisco il caffè gironzolo per casa senza motivo, scorgo l’orologio da parete di Felix il gatto sopra il frigorifero che rimanda a mezz’ora alle due, ho ancora tempo sufficiente.
Mi apposto alle finestre umide della cucina (che è anche la metà del salotto) e osservo le strade sotto il mio appartamento (che per la cronaca è un appartamento con una camera, un saloto annesso cucina ed un bagno il tutto infilato in un complesso condominiale di quasi sessanta inquilini): le strade sono deserte, sporadimente vedo passare ora un ubriaco in cerca di un bar aperto a quell’ora, ora una prostituta in cerca di clienti e ora un gruppo di teppisti in cerca di un muro bianco da imbrattare con la loro vernice spray.
Non è cambiato nulla a Basin City da quando mi sono trasferito ed ho conosciuto Claire.
L’insegna che alberga fuori città e che dice Benvenuti a Basin City è stata manomessa ancora prima del mio arrivo e ora, come quindici anni fa, recita Benvenuti a sin City, benvenuti nella città del destino dove tutti diventano qualcuno e quel qualcuno diventa nessuno.
Io devo aver saltato una tappa probabilmente di questa massima.
Il lavoro che mi presto a compiere stanotte (così come tutte le altri notti del primo mercoledi del mese) è uno di quelli che possono cambiarti la vita se hai gli agganci giusti e una buona dose di fegato da mettere in gioco.
Per caso mi hanno contattato quegli uomini e mi hanno detto Abbiamo un buon lavoro per lei Mr.Austin: ottimo pagamento ed orario flessibile, garantiamo totale sicurezza e onestà, non occorreva convincermi cercando di stipulare un’assicurazione medica, avevo già accettato non appena avevano parlato dei soldi.
Non mi considero un arraffone e nemmeno Claire lo è, ho solo un disperato bisogno di soldi per pagare le numerose bollette e i numerosi mutui che ho dovuto aprire per garantire a me e a mia moglie un tetto sopra la testa.
Avere figli mi era impossibile e andare contro la volontà di Signore Iddio non era nei miei piani ma un posto migliore ed una vita più lunga e senza preoccupazioni, questo me lo potevo permettere.
Finito il caffè, ripongo la tazza nel lavello e mi dirigo alle chiavi della macchina, poi con fare deciso apro tutti e quattro i lucchetti della porta principale dell’appartamento ed esco richiudendoli immediatamente: non vorrei che qualche malintenzionato entri per rubare quando in casa c’è mia moglie, non riuscirebbe a soppravvivere…il ladro ovviamente.26 Maggio 2010 alle 21:03 #793023RedazioneAmministratore del forumcomplimenti…mi è piaciuto..penso che si possa migliorare…comunque è scorrevole…e mi è venuta voglia di leggere il seguito… 🙂
26 Maggio 2010 alle 23:06 #793038SirrusMembroNon è il mio genere, quindi non mi pronuncio.
Unica cosa che posso dire, è che leggendolo, non scorre molto bene, ma può darsi che questo sia legato sempre al fatto che non è il mio genere.27 Maggio 2010 alle 11:02 #793082shinobi91MembroScommetto che lui fà il serial killer…..:asd:
ah, ma il gatto scondinzola solo quando è incazzato…. forse volevi scrivere cane??
28 Maggio 2010 alle 08:26 #630237RedazioneAmministratore del forumBello, mi piace. Si respira a pieni polmoni l’atmosfera cupa e monocromatica del film, forse ti sei immedesimato anche un po’ troppo. :asd: Sono curioso di vedere dove porta. E magari ci saranno anche dei particolari a colori… :rovatfl:
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