Dylan Dog: 25 anni di incubi!

di Ciampax 1

 Come molti di voi sapranno (e se non lo sapete, da ora in avanti ne sarete portati a conoscenza) quest’anno cade un anniversario di quelli fondamentali per il mondo dei fumetti “made in Italy”: uno dei più grandi “eroi” delle nuvole parlanti tricolore, infatti, raggiunge a settembre la veneranda età di 25 anni, un quarto di secolo di pubblicazioni che, certo, non è cosa da tutti. L’Indagatore dell’Incubo, il bel tenebroso personaggio Bonelli ispirato alle fattezze di Rupert Everett (che in un certo senso gli ha pure prestato la faccia in un film) raggiungerà, con il numero 300 in pubblicazione a cavallo tra agosto e settembre 2011 un traguardo importante che solo pochi altri personaggi in Italia hanno saputo tagliare e superare (il nome Tex vi dice niente?). Dylan Dog è, probabilmente, il motivo scatenante della mia presenza su questo blog: senza la sua apparizione forse la mia passione per i fumetti non sarebbe mai esplosa nella forma che mi ha portato, nel corso di 25 anni a collezionare quasi 6500 albi di fumetti (un numero in costante e inesorabile aumento mensilmente) per cui, se me lo permettete, vorrei che vi metteste comodi mentre vi racconto una storia.

 Per quelli di voi che se lo ricordano (e per quelli che ancora non c’erano) il 1986 è stato un anno che, per un caso molto strano, ha visto protagonista degli eventi “planetari” la Libia di Gheddafi: Ronald Reagan, l’allora presidente USA, dichiarò “guerra” (anche se in realtà si trattò di una semplice manovra di bombardamenti) al paese arabo con l’accusa di sostenere il terrorismo palestinese e l’Italia dichiarò l’embargo per la fornitura di armi (cosa che, a quanto pare, poi è ripresa, ma questo è un discorso che esula da Komixjam). Un altro evento che sembra una “ripetizione” di fatti attuali fu l’incidente, il giorno 26 aprile, che portò alla fusione del nocciolo e alla fuga di materiale radioattivo dalla centrale di Cernobyl in Ucraina: se non ci vedete una similitudine con gli eventi di Fukushima beati voi! Ma l’estate del 1986 verrà ricordata per una serie di eventi “positivi”, come i Mondiali di Calcio, giocati in Messico, con la vittoria finale dell’Argentina di Maradona (allora punta di diamante del Napoli) e per l’ultimo concerto dei Queen, il Magic Tour, allo stadio di Wembley.

 Sempre quell’estate partiva, sull’allora neonata Italia 1, un progetto che avrebbe fatto felici migliaia di adolescenti che, per una serie di fortunati eventi, in quel periodo erano attratti da due cose: la musica e l’horror. Il martedì sera, al termine della trasmissione (in differita) del Festivalbar (allora mi pare lo conducessero Claudio Cecchetto e Gerry Scotti, magro e con molti più peli in testa!) andava in onda “Notte Horror” un pacchetto del tutto nuovo in cui venivano presentati i “migliori” (ma a volte anche i peggiori!) film dell’orrore di quei tempi: accompagnate da una “sigla” di apertura tratta dall’aria finale del terzo atto dell’Aida, le pellicole proposte in quelle caldi notte estive vedevano protagonisti il buon vecchio Zio Tibia, vampiri e licantropi, mostri di vario genere e morti viventi. Proprio nell’ultimo di questi appuntamenti (la serie iniziava a luglio per terminare a fine settembre, quando già si riprendeva scuola) Italia 1 propose (non ricordo se in prima visione, ma è possibile) una delle pellicole che hanno segnato la storia (e anche la geografia e la filosofia) di tutti i film sugli zombi: Zombi, appunto, di G.A.Romero (titolo originale “The Dawn of the Dead“) di cui probabilmente molti di voi hanno visto un remake (non male) del 1994 e anche la parodia “Shaun of the dead” (in Italia “L’alba dei morti dementi“) del 2004. Ovviamente, secondo voi, avrei mai potuto perdermelo? A quel tempo frequentavo (diciamo che iniziavo proprio allora a frequentare) la quarta elementare (eh sì, il 29 settembre del 1986 compivo 9 anni!) ed ero un fanatico sfegatato di horror & Co.: riuscire a convincere i miei a farmi stare alzato fino a tarda ora (la Notte Horror iniziava non prima delle 22.30) per vedere un film non fu cosa facile ma riuscii a spuntarla (tra l’altro ottenendo anche un “permesso” per bigiare a scuola il giorno dopo, ma questa è un’altra storia!) e così potei godermi il film di cui tutti mi avevano parlato e che io non avevo mai visto. Che dire? Rimasi folgorato dalla scelta registica di Romero e dalla genialità con cui fa finire i vari personaggi dentro il Centro Commerciale, ma anche questa è un’altra storia.

 Il giorno dopo era un mercoledì, il 24 settembre per la precisione, e, come consuetudine, mi recavo all’edicola di fiducia (gestita da amici di famiglia) a comprare TV Sorrisi & Canzoni (Signorini sarebbe felice di sapere che nella mia famiglia lo acquistiamo dal 1982, in concomitanza con la nascita di mio fratello e con la pubblicazione del primo numero di Ciak, di cui mio padre custodisce gelosamente la collezione di tutti i numeri!) e vedere se ci fossero novità editoriali degne di nota. Fu mentre guardavo sul bancone dei fumetti (area riservata!) che il proprietario mi segnalò questo “nuovo fumetto italiano sull’orrore” (testuali parole), arrivato proprio quella mattina e esposto lì, in prima fila, sullo scaffale centrale. Mi ci avvicinai e qualcosa nella mia testa scattò: sapete, fin da piccolo non ho mai creduto nelle coincidenze e ho sempre pensato che tutto ciò che accade lo fa per un motivo ben preciso. Vedere davanti a me quella copertina, con un tizio in giacca nera, camicia rossa e jeans impugnare una pistola mentre dal terreno mani putride e decomposte spuntano per cercare di afferrarlo, il titolo di testata “Dylan Dog” scritto a caratteri cubitali in cima alla copertina stessa e il titolo di quel primo numero, “L’Alba dei Morti Viventi” (che sapevo essere il titolo originario del film di Romero) campeggiare in fondo a quella immagine, non mi lasciarono dubbi: dovevo avere quell’albo (per la modica cifra, di allora, di 1300 lire… e se non avete idea di quanto esse potessero valere, pensate che un caffé in un bar del mio paese ne costava 300!) e fu così che tirai fuori i soldi della mia sudata paghetta (1500 lire dei miei più 1500 dei miei nonni) e lo acquistai. Avevo il numero 1, originale, di Dylan Dog!

 Corsi a casa a leggerlo: del mio giudizio sull’albo in questione non voglio parlare ora (e presto capirete perché) ma vi dico solo che la presa che fece su di me non fu tale da “convincermi” ad acquistare, da lì in avanti, gli altri albi. Tuttavia ciò che mi colpì molto fu la quarta di copertina, dove veniva presentata la storia del volume successivo, con mini-copertina e breve spiegazione della storia: come vi ho detto non credo nelle coincidenze (e avrei scoperto da lì a poco che neanche Dylan Dog ci crede, ma questo è un altro discorso) e leggere il titolo dell’albo numero 2 mi fece trasalire. Ho sempre trovato affascinante una cosa, relativa a mostri e storie dell’orrore: sono tutte vicende inventate, magari sulla base di miti e leggende, rielaborate e cucinate come meglio si vuole per stupire il pubblico… eccetto una! Nel 1988, nel quartiere londinese di Whitechapel (luogo che allora non avrei raccomandato al mio peggior nemico) vennero uccise “realmente” 5 prostitute, sgozzate e sventrate in modo meticolosamente chirurgico: il loro assassino, Jack lo Squartatore, non venne mai preso e da allora la sua storia si è fatta man mano sempre più “orrenda”, tanto da divenire quasi una leggenda e da far credere, a molta gente, che le vicende ad esso legate siano solo frutto di invenzione e non fatti reali di cronaca nera. La vicenda del “primo serial killer documentato dalla storia“, di un assassino meticoloso che aveva programmato, nei minimi dettagli, i suoi crimini, che riuscì a sfuggire alla giustizia perché si trovava un passo avanti ai tutori dell’ordine, per intelligenza, scaltrezza e padronanza di quello che, oggi, sarebbe il metodo del “criminologo” e che ha ispirato opere come “Sherlock Holmes” e la più recente serie televisiva di C.S.I., mi hanno sempre affascinato, e ricordo vividamente un film per la TV, della fine degli anni Ottanta, in cui, per la prima volta, si lanciasse il sospetto che “Jack” appartenesse all’entourage della famiglia Reale Inglese  (cosa poi ripresa nel meraviglioso film con Johnny Depp “From Hell”, tratto dalla altrettanto meravigliosa graphic novel di Alan Moore).

 Fu con somma gioia e un pizzico di curiosità che lessi, quel 24 settembre del lontano 1986, il titolo dell’albo numero 2 di Dylan Dog: “Jack lo Squartatore”. Potevo esimermi dall’acquistarlo? Certo che no, tanto più che, mi dissi, al massimo mi sarei fermato a quello se proprio la storia non mi fosse piaciuta. E invece, come tutti sanno (vabbé, tutti proprio no, ma vi assicuro che lo sanno i miei e le mie finanze), un mese dopo acquistai questa nuova storia dell’Indagatore dell’Incubo, la lessi e me ne innamorai alla follia. E da allora, per questi 25 anni, Dylan mi ha fatto compagnia con le sue storie, con i suoi amori e i suoi incubi, con le battute di Groucho, il suo assistente, e i brindisi a base di tè e birra con il vecchio ispettore Bloch (Dylan è astemio, Bloch no!), con i mostri reali e i mostri immaginari che affollano la sua vita. 25 anni in cui il fumetto è cambiato, si è evoluto, si è adattato ad un mondo in continuo progredire, ma che ha mantenuto sempre fermi alcuni “capisaldi” narrativi che rendono queste storie tanto affascinanti.

Qui su Komixjam intendiamo “celebrare” questo evento con una lunga serie di articoli che, da oggi e fino alla pubblicazione del numero 300 (ma forse anche oltre) analizzeranno l’aspetto del fenomeno Dylan Dog sotto differenti luci: le storie, i personaggi, il mercato, gli autori e i disegnatori (magari con qualche intervista, chi lo sa?), cercando di analizzare il motivo del successo editoriale di questa opera e rivivendo, con chi lo segue da anni come il sottoscritto o chi si è avvicinato ad esso da poco tempo, i fatti salienti della “carriera” di questo particolare investigatore e le sue avventure. Già da domani inizieremo parlando proprio di Dylan Dog e del suo personaggio, mentre mercoledì vi aspetta un incontro con il “prototipo” letterario di Dylan Dog (e se non sapete chi è, dovrete attendere per conoscerlo).  In questa impresa mi seguiranno Iori (che già dovreste conoscere per i suoi articoli sui videogiochi) e la new entry Shishimaru (che, vi assicuro, imparerete ad apprezzare).

Detto questo vi saluto e vi do appuntamento a venerdì, quando inizieremo a parlare delle avventure di questo personaggio e ad analizzare, partendo di volta in volta da un albo “storico” (uno di quelli tra il numero 1 e il numero 100) non solo le vicende che lo hanno visto protagonista, ma anche altri fattori che hanno contribuito a questo successo… ma non voglio svelarvi oltre. Infine, restate sintonizzati su questo progetto perché, a breve, potrete diventare anche voi “protagonisti” di questa “avventura” che intendiamo intraprendere su Komixjam… ma non dico altro e, lasciandovi con questo messaggio sibillino, vi ricordo l’appuntamento di domani proprio con il protagonista: Dylan Dog! Buoni incubi a tutti, gente.

Commenti (1)

  1. ^_^

    Dylan Dog…

    il mio mito da una vita!

    Grandi!

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