Gli Inguardabili – Darker Than Black: Ryuusei no Gemini

di Regola 1

Leggendo il titolo de Gli Inguardabili di questa settimana probabilmente alcuni potrebbero aver pensato che devo aver perso il senno a causa di qualche cibo e/o bevande ingeriti nella prima parte di queste feste natalizie, ma se avrete la pazienza di seguirmi vi indicherò le ragioni per cui ho inserito in una rubrica di serie poco raccomandabili la seconda serie di Darker Than Black, e solo quella.

Lo Studio BONES ha prodotto la prima serie nel 2007 (Kuro no Keiyakusha) composta di ventiquattro episodi e uno special di rara vena umoristica, la seconda di dodici episodi, Ryuusei no Gemini, è andata in onda nel 2009. Lo Studio BONES negli ultimi dieci anni ci ha regalato sempre lavori di qualità focalizzandosi su un paio di serie l’anno… sappiate che hanno prodotto Wolf’s Rain, Soul Eater (insieme a Square Enix), Full Metal Alchemist, Eureka Seven, e per l’appunto Darker Than Black. Sembra comunque uno studio abituato a produrre opere chiaccherate, che tendono ad essere amate ed odiate, ma raramente ignorate. E DTB non fa eccezione, perchè ci sono persone (come il sottoscritto) a cui la prima serie è piaciuta tantissimo, altre invece che nehanno criticato alcune caratteristiche e il suo essere, nel complesso, più simile a un telefilm statunitense che a un anime giapponese. Ed è forse per questo che la seconda serie, comunque “apprezabile”, si è piegata alle necessità del suo pubblico perdendo parte della sua originalità.

 

DTB è un anime del genere seinen, sviluppato come prodotto animato e non tratto ne da un manga ne da una light novel, che ci parla di questa versione alternativa dei nostri tempi, in cui un evento emblematico ha cambiato per sempre l’umanità: la comparsa improvvisa di due Gate, uno in Brasile e uno a Tokyo, la conseguente comparsa di esseri umani dotati di poteri sovrannaturali, chiamati Contraenti e la scomparsa delle vere stelle nel cielo. Costoro sono vincolati, per l’uso dei loro poteri a pagare un prezzo ben preciso (da quelli più strambi a quelli più agghiaccianti), per qualche ignota ragione perso la capacità di provare emozioni e vengono utilizzati da associazioni governative e non come assassini e mercenari. Il protagonista, detto il Nero Mietitore, Hei, è un Contraente che lavora per il misterioso Sindacato, alla ricerca di tracce sulla sorella scomparsa; si ritrova come collaboratori la medium Yin, il Contraente in un corpo di gatto Mao e l’informatore Huang (normale essere umano). Attraverso svariati cicli autoconclusivi collegati da un fine comune nella prima serie veniamo a scoprire molte cose su questo mondo alternativo, e la serie termina, per così dire, con un buon finale, comunque aperto. Naturalmente, in pieno stile telefilm sovrannaturali, non tutti i quesiti hanno una risposta lasciando spazio a possibili speculazioni (un pò si faceva negli anni 90 con X-Files). La violenza e l’action, in DTB, sono molto presenti e si risolvono spesso in due o tre scambi.

 

La seconda serie, si distacca di poco dal plot principale, sebbene Hei compaia comunque non è il personaggio al centro della vicenda, che per essere compresa deve essere anticipata dalla visione di quattro OAV (quindi, per coloro che dalla prima passano direttamente alla seconda c’è la spiacevole situazione di non avere i mezzi per capire parecchi elementi). La storia ruota intorno a Suo e Shion, per così dire, coinvolti in qualcosa di grosso che costringerà Suo a fuggire da ogni tipo di nemico che la braccherà, con l’obiettivo di lasciare la Russia e trovare la propria madre, che abiterebbe in Giappone. La seconda serie non adotta lo stile narrativo episodico della prima, e presenta alcuni elementi nuovi, più tipici dell’animazione giapponese. Questi elementi, insieme ad altri, mi hanno fatto inserire Ryuusei no Gemini in quel gruppo di anime la cui visione è tranquillamente trascurabile:

  • La presenza di elementi tipicamente anime del genere shojo majokko: la protagonista Suo “evoca” letteralmente il suo fucile (che potere è evocare un fucile, trall’altro…) in una scena che passi la prima volta in cui viene mostrata, nella quale va notato un particolare… ma secondo me è stato superfluo riproporla come non era necessario che durante la cinematica fosse nuda come una guerriera sailor.
  • La mascotte Mao, un gatto nella prima serie, è uno scoiattolo nella seconda, e troppe volte (a mio avviso) svolge il compito del tipico animaletto da compagnia della streghetta di turno.
  • I poteri e i prezzi da pagare di alcuni Contraenti che compaiono nella serie non sono minimamente paragonabili per stile e originalità a quelli che compaiono nella seconda serie. Mina Hazuki, per esempio, ha come prezzo il dover baciare una persona a casaccio dando luogo a scene di un certo umorismo che non si sono mai viste nella prima serie, il potere poi non l’ho inquadrato…crea lame di forza con la sua katana, e una combinazione del genere è tipicamente, per così dire “manga”.
  • Coloro che hanno visto DTB sanno sicuramente che alcune scene o situazioni si risolvono in modi “assurdi” e senza una spiegazione precisa, questo nella seconda serie diventa, personalmente una caratteristica meno presente ma troppo pesante laddove non doveva esserlo (non vorrei spoilerare troppo). Diciamo, semplicemente, che a volte bisognerebbe evitare una situazione campata in aria la cui prima risposta alla domanda “che è successo?” non sia “mi è esploso il cervello”.
  • La trama è molto semplice, risolta in dodici episodi; è di per se bella, ma raccontata malissimo. Il ritmo narrativo è poi incostante, gli episodi centrali presentano scene ed eventi inutili ai fini della storia, come accadeva a volte nella prima serie, ma che dotata di una struttura narrativa diversa, poteva permettersi di inserire personaggi per poche scene e non parlarne mai più.

 

Insisto ulteriormente su quest’ultimo punto, anche perchè non è assolutamente facile spiegare precisamente cosa intendo senza scadere in feroci spoiler (calcolando anche che devo stare attento a non spoilerare anche la prima serie). Dal punto di vista prettamente strutturale una storia è solo una sequenza ordinata di eventi che hanno in comune una collocazione spazio-temporale, ciò che può rendere una serie di fatti interessanti è soprattutto il modo in cui questi vengono narrati: è in pratica una questione di “linguaggio”, qualcosa che funziona se conosciuto e condiviso da tutti gli interlocutori, sempre qualora venga usato bene. Rimanendo sulla metafora del linguaggio, potrei semplicemente dire di aver avuto la percezione che, in Ryuusei no Gemini, il regista a volte “parli per se stesso”.

 

Proprio come la prima serie, anche il finale della seconda è lasciato all’interpretazione dello spettatore, e trovo che questa sia comunque una bellissima caratteristica. In definitiva Ryuusei no Gemini non è proprio un pessimo lavoro…lo è se confrontato con Kuro no Keiyakusha. Soffre, a mio avviso, di un problema che chiamo “sindrome della seconda serie“: ora per un motivo ora per un altro di recente molte seconde serie mi hanno deluso (e presto potrei presentarvene qualched’una)…e spesso questa delusione è stata consolata da una terza serie eccezionale (qualora presente). Ai fan di questa serie chiedo scusa: anche io adoro DTB e forse sono stato ingannato dalle mie alte aspettative. Spero di farmi perdonare con una voce di corridoio di qualche mese fa, secondo la quale lo staff e il creatore della serie Tensai Okamura sarebbe di nuovo al lavoro per produrne una terza. Ahime, si tratterà di un prequel, che spiegherà per bene la storia del protagonista, la quale a mio avviso è stata già spiegata a sufficienza nella prima serie.

 

Detto questo vi saluto, alla settimana prossima con Gli Inguardabili di Regola!

 

Commenti (1)

  1. Io ci avrei messo tranquillamente anche la prima serie… sono arrivato al decimo episodio ma mi sa che droppo, � di una noia mortale (e, a scanso di equivoci, la trama la sto comprendendo eccome.)

    Ridicolo comunque che in questa categoria de “gli inguardabili” ci sia kakumeiki valvrave… rotfl

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