Collegamento in Corso… Temi sociali

di Regola Commenta

Salve a tutti e benvenuti all’appuntamento settimanale con Collegamento in Corso, e come avete potuto leggere qui sopra in quest’analisi approfondita potreste trovare svariati elementi spoiler quindi siete avvertiti, se non avete visto ancora le serie di .hack, Accel World o Sword Art Online procedete a vostro rischio e pericolo!

Siamo arrivati a uno degli aspetti centrali di questa mia trattazione: gli elementi di quest’appuntamento sono a mio avviso gli spunti di riflessione e discussione di maggiore risalto quando si vanno ad analizzare i lavori in questione. Soprattutto .hack, in generale, si dimostra essere come sempre la serie con più rimandi a quelli che sono alcuni dei problemi della nostra società (più precisamente, come vengono vissuti dalla nostra società). Temi sociali, per l’appunto, la cui trattazione è resa possibile con l’incontro tra l’animazione il desiderio di distribuire prodotti che possiedano una certa maturità di contenuti. Non è mia intenzione alcuna aprire un complesso dibattito o approfondire eccessivamente la trattazione di determinate tematiche poichè ritengo non sia questa la sede adatta: la mia intenzione è di semplicemente evidenziarle e parlarne, in quanto sono anche problemi della società in cui tutti viviamo.

Maltrattamento sui minori

Ho scelto di iniziare con questa tematica perchè vicina a una già trattata, e perchè coinvolge uno dei personaggi di cui ho parlato di più: Tsukasa. Come dicevo nei primi articoli di Collegamento in Corso, l’alienazione e le difficoltà vissute nella vita reale hanno avvicinato molti dei personaggi alla realtà virtuale: questa fuga però è sempre causata da altri fattori, e nel caso del protagonista di SIGN si tratta proprio di maltrattamenti da parte del padre. Persa la madre quando era ancora molto giovane, Tsukasa si ritrova a vivere solo con il padre, un uomo di affari aggressivo e frustrato che sottopone il giovane ad anni di tortura psicologica, e in alcuni casi anche fisica: non è chiaro fino a che punto infatti il coma sia stato causato da Morgana in The World, è probabile che anche i maltrattamenti del genitore, sempre più violenti, ne siano in parte responsabili. Mi preme sottolineare questo fatto: spesso si tende ad attribuire i casi di maltrattamento alle difficoltà economiche vissute dai genitori, ma solo perchè in questa nostra società si guarda soprattutto alle necessità materiali e si ignorano quelle psicologiche. Il maltrattamento dei figli da parte di genitori facoltosi è una realtà, terribile e spesso anche taciuta, razionalizzata anche dai genitori in questione, tipicamente con frasi come “ha sempre da mangiare e abiti puliti, di cosa potrebbe mai lamentarsi?”

Frantumazione del nucleo famigliare

Il divorzio dei genitori è riconosciuto universalmente come uno dei traumi più gravi per i figli. Ed è la condizione che si ritrovano a vivere Shugo e Rena, i protagonisti di Dusk (o Legend of the Twilight), che sebbene sia una serie dai toni più umoristici e scanzonati rispetto alle altre, non si smentisce e solleva anche essa alcuni problemi della società contemporanea. Shugo e Rena, fratello e sorella gemelli, sono costretti a separarsi dopo la decisione dei genitori di divorziare e dividersi i figli: Shugo con il padre e Rena con la madre. Inoltre, i due “adulti” si sono anche trasferiti per lavoro dividendo ulteriormente i due fratelli, che per incontrarsi decidono entrambi di iniziare a giocare a The World.

Bullismo

Questa volta lo spunto viene direttamente da Accel, sebbene la storia del fumetto e dell’animazione giapponese sia piena di riferimenti a questo fenomeno di disagio giovanile: mi viene da pensare a come molti lavori citino i balordi di Hokuto no Ken, facendo atteggiare i teppisti come i malvimenti dotati di cresta del capolavoro post apocalittico di Buronson/Hara (anzi, a volte penso proprio che gli autori si siano basati sui bulli tipici della scuola giapponese per realizzarli). Nei primi episodi di Accel viene presentata la vita quotidiana di Arita, e di quanto siano a loro volta “quotidiani” i suoi incontri con studenti che lo maltrattano: al punto tale che lui stesso vive la situazione con assoluta insofferenza. Credo, non ho per mano dati effettivi riguardo alla situazione scolastica giapponese, che il bullismo sia un fenomeno molto diffuso, proprio per la frequenza con cui compare nelle opere di narrativa: le radici si questo fenomeno vanno a ricercate nella struttura della società nipponica, che sebbene meno individualista rispetto a quella occidentale, è invece profondamente competitiva. Gli stati di stress a cui i giovani vengono sottoposti devono essere metabolizzati in qualche modo, e il bullismo è uno di quelli scelti da molti studenti. In Giappone le fondamenta del proprio futuro vengono gettate dai risultati scolastici ottenuti anche a partire dalle elementari: i studenti vengono indirizzati immediatamente, anche molto giovani, verso scuole che richiedono determinati standard (e ritmi di studio) o verso altre che sono spesso considerati veri e propri istituti per cause perse: riuscire a frequentare un istituto rinomato e diplomarsi con buoni voti è fondamentale per il successo lavorativo. Ma come sappiamo, l’idea che successo scolastico e successo lavorativo vadano di pari passo è spesso una chimera: la realtà è molto più dura, e molti studenti vivono con uno stato di malessere le contraddizioni di fondo della loro società. Si formano in questo modo tante subculture, piccoli gruppi che hanno valori e obiettivi diversi da quelli presentati dalla società degli adulti, e ogni gruppo per esistere e tenere coesi i propri membri, necessita di un nemico, o di una vittima. La realtà del bullismo è inscindibile dalla vita quotidiana, a tratti sembra manifestarsi nonostante tutte le precauzioni che si prendono: questo perchè i giovani, fondamentalmente, costruiscono una loro “società” con regole simili a quella di cui hanno esperienza. La questione del bullismo è complessa, e senza risposte certe: chi punire, quando e come, cosa fare per le vittime, quanto e quando gli adulti devono intervenire…tutte domande che non hanno una risposta valida.

 

Omosessualità

Sebbene ci fosse uno spoiler alert ho giocato un pò con alcuni elementi, anche per non fare rivelazioni gratuite o fuori luogo, e come viene fatto nella serie SIGN, fin’ora ho mantenuto il “segreto” riguardo all’identità di Tsukasa. Eppure come coloro che hanno visto la serie già sapranno, Tsukasa è in realtà An Shoji, una ragazza di diciassette anni: la scelta di interpretare un personaggio maschile nasce dal suo desiderio di costruirsi una vita in The World che non avesse niente in comune con quella reale (inoltre nella serie riferisce a se stessa con pronomi maschili). Tuttavia, dagli elementi rilasciati, è certo che An e Mariko Misono (Subaru) iniziano una relazione sentimentale dopo la fine di SIGN. È un aspetto del fumetto e dell’animazione giapponese nei confronti del quale prima o poi bisogna scontrarsi: il modo in cui argomenti riguardanti la sfera sessuale (tanti sono i manga con trasformazioni e travestimenti che cambiano l’apparente genere del personaggio) è una caratteristica che rende la narrativa orientale profondamente diversa dalla nostra; spesso anche un ostacolo per alcune persone. Personalmente non ritengo che il Giappone sia popolato da persone più aperte e tolleranti rispetto all’Italia e i paesi europei, semplicemente penso che queste dinamiche vengano vissute in maniera differente. Anime e manga sono prodotti che hanno come compito principale l’intrattenimento: non è strano quindi che il mercato offra lavori orientati a persone con ogni tipo di preferenze e interessi.

An Shoji.

Collegamento in Corso cala il sipario anche per questa settimana, vi rimando al prossimo appuntamento in cui, trattando l’ultimo argomento in scaletta, chiuderò il discorso iniziato due mesi fa.

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