Il Comic Code Authority se ne va in pensione

di Manuel 4

 I più giovani di voi o comunque i meno informati sul caso storceranno il naso su questo enigmatico “Comic Code Authority” ma sappiate che è l’ennesimo strumento di uno dei più tremendi e disgustosi concetti del genere umano: la censura.

Eh si perché il Comic Code Authority (o per quelli che non vogliono sprecare fiato solo CCA) è stato fino a quest’anno l’organo di censura del fumetto statunitense, il motivo che mi spinge a dire che “è stato” si spiega semplicemente con una notizia che negli USA ha fatto scalpore, l’editore più grosso che adottava ancora il CCA ad Aprile 2011 abbandonerà definitivamente questo codice preceduta da un’altra casa editrice.

Il Comic Code Authority con l’abbandono di Archie Comics e DC Comics quindi, scomparirà per sempre.

Il libro del dottor Fredric Wertham, creatore del CCA

Un po’ di storia non fa sicuramente male, specie se parliamo di organi di censura e del loro “perbenismo” perciò eccovi un piccolo resoconto di come il CCA è finito nell’editoria americana: questo codice, come tutti gli organi creati sotto la pressione dell’opinione pubblica è nato in seguito a dichiarazioni contenute in un libro “Seduction of the innocence” del rinnomato psichiatra Fredric Wertham del 1954.

Il libro parlava, senza ovviamente cognizione di causa, di come i fumetti stessero influenzando negativamente la mentalità dei giovani a cui dovevano essere rivolti dipingendo violenza, sangue e una dose “preoccupante” di sessualità così come gli abiti poco coprenti dei personaggi femminili o “i prodotti intimi di natura discutibile” (qua rientrava perfino, LA CARTA IGIENICA!).

Pressati dallo sconcerto sollevato dal dottor Wertham e dalle centinaia di genitori frustrati ed incapaci di educare i propri figli in autonomia, il governo avviò un’inchiesta sull’industria del fumetto e l’influenza negativa verso i giovani statunitensi.

Per arginare il problema, i maggiori editori fumettistici dell’epoca adottarono in autonomia questo CCA per “autoregolamentarsi” sui contenuti, il risultato fu la scomparsa dell’editore EC Comics che basava il suo intero repertorio fumettistico su “Criminal Story” e storie fantascientifiche ed horror.

In un certo senso il bollino decretò il successo delle case Marvel e Dc che conquistarono il primato delle vendite senza fatica, rimaneggiando opportunamente i loro personaggi e le storie.

Il difetto maggiore della regolamentazione fu la DESTRUTTURAZIONE delle storie che apparivano: irrimediabilmente di basso livello, semplici e molto spesso infantili (basti pensare che non solo alcuni contenuti vennero soppressi, addirittura alcune PAROLE, come “zombie” o “terrore”).

Nonostante questo organo di censura, Wertham non rimase soddisfatto e proseguì la sua campagna di intolleranza al fumetto affermando che il CCA non avrebbe difeso adeguatamente i giovani.

Il volume di Marv Wolfman che ha fatto scoppiare il ridicolo del CCA

Dopo aver perso la spinta dei suoi libri, Wertham si avvicinò negli anni ’70 alla cultura comics affermando che in passato, i suoi intenti erano stati travisati e che la censura nei fumetti non è mai stata una sua crociata personale, elogiò i fanzine e molte categorie fumettistiche ma il suo blando tentativo di ritornare in auge fallì miseramente, Fredric Werthman morì nel 1981. Il suo codice sopravvisse.

Durante gli anni del CCA molti fumetti vennero respinti per essere rimaneggiati dagli stessi autori che l’avevano elaborati, in alcuni casi si sfiorò il ridicolo e l’esagerazione, per esempio nel 1970 con un fumetto chiamato House of Secret della DC Comics creato nel volume 83 da Marv Wolfman.

Il comitato della censura lesse “Wolfman” nei titoli e respinse la pubblicazione del fumetto dato che Wolfman (Uomo-Lupo) era una violazione del codice, fu l’autore Gerry Conway a spiegare agli intelligentoni del comitato che quel Wolfman era il cognome dell’autore e non un contenuto vietato.

La situazione stava degenerando.

Il primo affondo al codice lo diede il nostro GENERALISSIMO Stan Lee che nel 1971 venne incaricato di scrivere una storia sull’abuso di droghe ed inserirla nella collana di Amazing Spider-Man, la storia gli era stata commissionata per un’ottima causa dal dipartimento della salute ma quando la storia (in tre volumi) arrivò nelle mani del CCA, questi respinsero il tutto affermando che la presenza di droghe nell’albo era diseducativo e fuori dal contesto narrativo.

Il primo numero di Amazing Spider-Man senza il logo dell'authority

Su consiglio e approvazione di Martin Goodman (Direttore Marvel), Stan pubblicò ugualmente la storia in tre parti SENZA il bollino Comic Code Authority ed iniziando un processo di sgretolamento dello stesso che si è portato avanti fino ad oggi.

Con l’inserimento delle droghe nelle storie, vennero fuori tutte le contraddizioni del caso e le esagerazioni: il CCA fu costretto a rivedere alcuni punti, accettando l’abuso di droghe se usate con “abitudine viziosa” e accettando nell’immenso panorama fumettistico i mostri sacri come vampiri, mannari, streghe perché personaggi appartenenti anche al mondo letterario e quindi non direttamente collegabili (o causa di mali nei giovani) ai fumetti.

La DC Comics criticò l’inadempienza di Lee e della Marvel circa l’uso di droghe vietata dal codice, salvo poi utilizzare il medesimo stratagemma nella collana Green Lantern/Green Arrow dato che ormai la raffigurazione della droga era stata “concessa” nella prima revisione del codice.

Dal 1980 in poi il codice continuò a mutare, i costumi e la società mutarono, di conseguenza il CCA dovette assecondare il progredire di un linguaggio maturo, di vicende più adulte e di comportamenti che nel 1960 avrebbero fatto impallidire perfino Paperino ma che ora era all’ordine del giorno, o comunque trattate in modo diametralmente opposto.

Un esempio su tutti è stata la figura dell’omosessualità, nel 1989 il CCA approvò che nelle storie venissero raffigurati personaggi o vicende di natura omosessuale che non ricalcassero gli stereotipi comuni del genere.

Il primo numero dei Simpson della Bongo Comics. In alto a destra il logo CCA

Molte case editrici nate nell’arco degli anni ’80 e ’90 adottarono subito un sistema interno di autoregolamentazione, prediligendolo al Comic Code Authority che iniziò a collassare su se stesso.

Marvel e DC intregrarono nelle loro pubblicazioni delle collane orientate a lettori adulti senza il CCA, altri editori optarono subito per non adottare il codice finchè, nel 2001.

Marvel abbandonò definitivamente il CCA per un proprio sistema di autoregolamentazione, il logo scomparve dalle testate della casa delle idee, nel 2010 Bongo Comics adottò discotinuamente il codice, allegandolo alle pubblicazioni ritenute “Per tutte le età” ma non applicandolo sistematicamente a tutti.

Notizia delle ultime settimane è l’annuncio che tra pochi mesi anche le pubblicazioni DC Comics abbandoneranno il codice per un proprio sistema di autoregolamentazione, ultimo a disconoscere l’organo censorio è Archie Comics che subito dopo l’annuncio della DC si unisce a lei nel disconoscimento.

Archie Comics, l'ultimo editore ad abbandonare il Comic Code

Anno 2011, il Comic Code Authority, non avendo più potere sulle principali case editrici di fumetti, viene dichiarato defunto.

Finisce qui il peggior organo costituito nell’editoria americana, uno dei tanti e problematici elementi che hanno mantenuto intatta la figura del fumetto come “Intrattenimento per bambini”.

Un codice ispirato su contraddizioni e riferimenti puramente casuali di uno psichiatra tedesco naturalizzato americano (e se non mi credete, procuratevi una copia del libro incriminato e vedrete quanta “fuffa”).

Cambierà qualcosa ora? O tutto rimarrà come è stato finora? E quanto tempo ci vorrà prima che un altro Wertham affiori dalla massa ergendosi a crociato difensore dell’innocenza?

La risposta ai posteri.

[Fonte | Newsarama]

Commenti (4)

  1. Bene. Ed il Moige invece quando verr� abolito?

    1. Quando i figli di quei genitori cresceranno e a loro volta avranno dei bambini che, si spera sapranno educare di come sono stati cresciuti loro! Con tanta ipocrisia e giornate al Family Day

  2. adesso la censura deve essere tolta dai cartoni ritenuti in italia ancora per soli bimbi: basti pensare a naruto e one piece spacciati negli orari protetti mentre in jap li trasmettono in prima serata…… caxxxxni quando capiranno che il 70% degli spettatori ha pi� di 18 anni

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