“Aoi Bungaku” – Sakura no Mori no Mankai no Shita

di Grande Mu 8

 “La verità è che, quand’anche una ed una sola anima non si trovasse a contemplare i ciliegi in fiore, tutto ciò che rimane di selvaggio è la nostra follia”. Con questa evocativa ma al contempo tremenda frase ha inizio il romanzo di Sakaguchi Ando che dà il titolo a questo secondo ciclo narrativo, scritto in un 1947 dove il mito della tradizione, àncora di salvezza e punto di partenza di un popolo ed un Paese che attorno ad essa aveva costruito la sua fortuna ed il suo tallone d’Achille, era morto soffocato sotto il peso degli incendi di Tokyo e nella profonda fossa dove giaceva seppellita l’onta della prima sconfitta militare giapponese nella sua millenaria storia. Fermamente convinto che i miti del passato non avrebbero potuto aiutare il Paese nella ricostruzione, Sakaguchi và a disintegrare senza vergogna l’ultimo mito del passato, il fiore di ciliegio per secoli cantato da menestrelli e poeti come metafora della vita dei samurai, breve ma intensa come l’intervallo che separa la maturazione del roseo petalo alla sua inesorabile caduta a terra dove sarà calpestato e maltrattato da uomini e animali: con l’immagine di un guerriero più simile ad uno degli animali che è solito cacciare piuttosto che di altri uomini con i quali dovrebbe condividere  i suoi giorni su questa terra, lo scrittore getta le basi per quella che sarà ricordata nella storia della letteratura come una vera e propria crociata iconoclasta: il simbolo di un militarismo estetico e quasi onirico di un medioevo che si perde nel mito di sé stesso viene ribaltato come un’immagine allo specchio e serve allo scrittore come punto di partenza per esprimere la spaventosità del rapporto simbiotico fra l’Uomo e la Natura. Qualcosa che nessuno poteva immaginare né sopportare nei drammatici anni del dopoguerra, qualcosa di cui noi possiamo ora discutere e godere grazie al fantastico lavoro di Madhouse e dell’immenso cast di seiyuu reclutati per queste due puntate.

 Facile da intuire, i motivi che hanno portato all’attesa di 2 settimane fra il commento di “Ningen shikakku” e “Sakura no mori no mankai no shita” sono i medesimi della lunga attesa maturata per avere il commento al capolavoro di Dezai: i racconti narrati in quest’anime necessitano di un’analisi globale e – soprattutto – a mente fredda e dopo una seconda (e terza, e quarta…) visione necessaria per poter essere almeno in parte sicuri di aver compreso il significato ultimo veicolato dall’anime. Così come nel precendente romanzo, anche nel capolavoro di Sakaguchi la storia è secondaria al messaggio finale trasmesso allo spettatore ma le tecniche usate da Madhouse sono quantomeno originali ed in parte stranianti, psichedeliche… quasi volutamente criptiche, create con il solo scopo di spiazzare lo spettatore di fronte ad una regia a tratti sorniona, a tratti isterica. Ma torniamo alla vicenda grezza: le due puntate vedono protagonista Shigemaru, un giovane e muscoloso guerriero di montagna che in realtà è poco più di un bandito à la Robin Hood che assale i viandanti sulla “sua” montagna e li lascia vivere a patto che gli consegnino tutti i loro averi. Il ragazzo, nonostante una corporatura possente e la totale padronanza di avanzate tecniche di caccia e sopravvivenza in mezzo alle montagne, incappa un giorno sotto ad un meraviglioso ciliegio in fiore, solitario e maestoso nel cuore della foresta dove anche gli alberi sembrano aver timore di estendersi, e ne resta reverenzialmente colpito… tanto da iniziare a tremare di paura e scappare urlando come se si fosse trovato al cospetto della morte stessa. Una mattina, giorni dopo “l’incidente” con il roseo albero, incappa nel portantino di una bellissima donna e del marito ai quali intima la resa incondizionata e la consegna di oro e vestiti in cambio della vita ma la soave ed al contempo inquietante bellezza della donna che ha di fronte lo porta alla pazzia ed all’uccisione del marito e della guardia che li accompagnava per poter godere della compagnia di colei che sembra esercitare un fascino non umano. Rientrato alla casa seminascosta nella radura dove lo aspettano le molte mogli che Shigemaru ha quasi collezionato negli anni, Akiko non vuole assolutamente dividere casa e letto con le sguattere sporche e indegne che si trova di fronte e, sedendosi poco oltre la radura, ordina all’uomo di ucciderle tutte se vuole averla in sposa: sconvolto ma al tempo stesso succube dell’omicida volontà della donna, Shigemaru leva la lama della propria spada su tutte loro tranne sulla più giovane di esse a cui Akiko risparmia la vita per farne la sua personale cameriera. Dopo un anno trascorso nella solitudine della montagna, Akiko sente il bisogno di tornare allo sfarzo frivolo e modaiolo della città e supplica il marito di seguirla in questa nuova avventura e Shigemaru, sulle prime titubante, accetta di riportarla indietro di lì a 3 giorni… poco dopo lo sbocciare dei fiori di ciliegio che cerca di “affrontare in battaglia” una notte venendo, come sempre, clamorosamente sconfitto. In città i ruoli si invertono e Akiko è ora felice mentre Shigemaru vive i bei vestiti e il tono formale delle conversazioni come una gabbia dentro la quale è stato incarcerato: per soddisfare i suoi istinti di caccia, Akiko rispolvera una vecchia passione da sempre coltivata… la collezione di teste umane, il cui procacciamento è compito del corpulento marito che inizia così un lungo e tormentato viaggio sul baratro della follia omicida, nel disperato tentativo di portare sempre nuovi “giocattoli” alla moglie. Mai soddisfatta e costantemente a caccia di nuovi “arredi”, Akiko fomenta il debole consorte nell’ascesa in una spirale di sangue e perdizione alla quale – infine – egli trova il coraggio di dire “basta” e si prepara per il ritorno alla sua montagna. Incredula di fronte alla decisione senza appello di Shigemaru, Akiko chiede perdono e si scusa per quanto l’ha obbligato a fare in quei mesi accettando di ritornare con lui alla casa nella radura e partendo l’indomani di buon’ora: Shigemaru non è a conoscenza della lettera nottetempo scritta alla giovane cameriera nella quale Akiko la informava di un suo rientro la mattina seguente: sul sentiero di montagna i due si ritrovano al cospetto del ciliegio in fiore dove Akiko si rivela nella sua vera natura demoniaca che tenta di uccidere il marito ora pronto a combattere le sue paure ed a ribellarsi ad esse schienando il mostro al suolo e stringendone il collo fino a toglierli l’ultimo afflato di vita. In una scena finale tanto emblematica quanto di difficile comprensione, il cadavere che vediamo a terra priva di vita è quello dello stesso Shigemaru con una folta e lunga chioma di capelli corvini distesi a mettere in evidenza il volto tormentato figlio di una morte violenta. Ad alleviarne le pene, una cascata di petali di ciliegio…

 Mettendo solo per un attimo da parte le considerazioni sul finale, vero punto focale della coppia di episodi e fonte delle maggior discussioni sulla natura del messaggio veicolato da Sakaguchi, sono convinto della necessità di analizzare più approfonditamente il rapporto dicotomico fra Shigemaru ed Akiko, dal loro incontro quasi fortuito in una scena perlopiù comica dove il guerriero vagava per le montagne masticando chewing gum ed ascoltando un iPod (no, non stò scherzando) fino al tragico epilogo all’ombra della cascata di petali di ciliegio che tanto adombravano i sogni dello stesso Shigemaru. In un evidente tentativo di trasformare il suo messaggio in metafora, l’autore ci spiega il suo pensiero sul tortuoso ed a suo modo di vedere lesivo rapporto fra l’Essere Umano e la Natura o, meglio ancora, fra la civiltà e suo progresso nel mondo costruito a scapito del mantenimento dell’ecosistema naturale. Shigemaru è un animale e nulla più, linea di pensiero chiarissima già nel primo episodio dove spiega alla “sua” donna che lui è: “Padrone di ogni montagna, albero e valle che i tuoi occhi possano vedere… per non parlare della nuvole sopra di essi!” La di lei risposta: “Datti una mossa! Non ho intenzione di passare la mia giornata sotto quello spuntone di roccia!” è emblematica di come l’Essere Umano del quale è metafora abbia rifiutato e consideri ora inutile la Natura in favore di una modernizzazione, di vita ed urbanistica, che non concede spazio a qualunque cosa non sia possibile tenere sotto controllo. Il ritorno alla città è la definitiva sconfitta di questa linea di pensiero, poiché lo Shigemaru libero e felice anche con le costrizioni della donna/modernità accetta la soffocante e sciapa vita di città trovandosi costretto ad assecondare il macabro desiderio di morte della moglie, figlio di un totale e nichilistico disinteresse della stessa verso la vita ed il prossimo, considerato alla stregua di una bambola della quale decidere liberamente le sorti, incuranti delle conseguenze: la trasformazione dell’Uomo in macchina da guerra è la feroce critica di uno scrittore da sempre contrario all’espansionismo giapponese in territorio asiatico degli anni ’30. Il ruolo metaforico/emblematico di Akiko, tuttavia, emerge solo nel drammatico finale dove la Natura si ribella al giogo dell’Uomo oppressore e tenta di ribellarsi ma finisce per soccombere… non senza aver combattuto e ferito gravemente l’avversario, che sparisce senza lasciare traccia: a noi scegliere se la sconfitta è totale per entrambi o se Akiko è fuggita usando i suoi poteri (=la tecnologia) per ritornare più forte di prima. Che cosa rimane, alla fine? Un messaggio contro la modernità e quasi un inno al Romanticismo di uno scrittore troppo segnato dai drammi della guerra che vuole distruggere i paradigmi mentali di una società vissuta per due secoli isolata dal resto del mondo andando ad infrangere le colonne portanti della tradizione: la donna, ironicamente metafora dell’Uomo, è in realtà un demone che spinge all’omicidio ed all’odio per futili motivi. Il Giappone del 2009 è un Paese che non ha seguito la visione del mondo di “Sakura no mori mankai no shita”, trovare una risposta alla domanda di adeguatezza o meno di questa scelta è una risposta per noi troppo difficile da dare.

Commenti (8)

  1. Ma possibile che nessuno lo stia subbando in ITA?

    A malapena ho trovato il primo episodio ed ora voi dite che stiamo gi� al quinto…

  2. Grande Mu sei un grande, lasciatelo dire..mi piacciono i tuoi articoli (anche se ne leggo pochi)
    sono sempre pi� convinto di dover vedere Aoi Bungaku (se non sbaglio i frozendale hanno intenzione di subbarlo maancora non hanno rilasciato nemmeno una puntata)

  3. Grazie, ma come rispondo a chi di voi spesso mi contatta privatamente o su MSN… mi limito solo ad esporre il mio punto di vista, quello che io ho percepito visionando la puntata. Sono altres� convinto che fra di voi ci siano numerose ed altrettanto valide interpretazioni ai momenti-chiave della puntata… discutiamone insieme 😉

    Per quanto riguarda la localizzazione nella nostra lingua… c’� chi st� lavorando per voi :whistle:

  4. penso che quello che ti viene lodato non siano tanto i punti di vista, che comunque sia sono interessanti..ma � proprio il modo di esposizione in se..almeno..personalmente trovo le analisi ben elaborate e azzarderei dire anche esaurienti, ma non ho le conoscenze adatte per contestualizzare l’opera in se quindi non mi sbilancio, difatti non conosco ne il romanzo in se ne tanto meno ho visto le puntate, in sostanza non ho basi come dicevo prima per contestualizzare.
    Comunque non so se segui KJ da tanto..o se hai avuto modo di leggere determinati articoli.. ti posso dire che oltre ad alcuni blogger di indiscutibili doti d’analisi vi sono altrettanti utenti con capacit� espositive veramente sorprendenti..
    Ti rinnovo ancora i miei complimenti, aspetto altre delucidazioni su Aoi Bungaku..e qual’ora dovessi arrivare mai a vederlo avrei piacere a discuterne

  5. Seguo con interesse il blog, meno il forum poich� mi manca il tempo materiale per connettermi e partecipare alla vita della comunity :cwy: Se avessi anche solo avuto il sospetto che fra i “colleghi” del forum ci fossero blogger inadatti a svolgere il loro “lavoro” non avrei accettato l’invito alla partecipazione attiva ai testi: su internet come nella vita, ognuno esprime s� stesso in modi diversi ma non per questo c’� un meglio ed un peggio… se poi i miei articoli ti soddisfano ed a tuo giudizio sono pi� esaurienti di altri beh, questo non pu� che farmi piacere :happy:

    Tanto per farmi odiare, fra poco mi guardo la settima puntata 😆

  6. :cwy: :cwy:
    anche me volere vedere puntate
    cmq non ho detto che trovo i tuoi articoli meglio di altri o viceversa :ninja:
    solo che mi piace il tuo modo espositivo

  7. Grande Mu faccio i miei pi� sinceri complimentoni. Sei davvero bravissimo. Non so che dire di pi�

  8. Segnalazione di servizio per informarvi che la seconda puntata � disponibile in italiano grazie al meraviglioso lavoro dei ragazzi di Mangastory :happy: Il link lo trovate alla pagina di “Ningen Shikakku”, ovviamente 😉

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